Secondo giro con l’uso della frusta

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Uso della frusta, seconda puntata dedicata al trotto. Stavolta abbiamo raccolto i pareri di quattro driver professionisti che operano in diverse piazze italiane. Uomini impegnati quasi ogni giorno nelle varie piste che quindi vivono quotidianamente il problema dell’uso della frusta. Quello che appare chiaro anche da questo tour è che nessuno fra i professionisti considera la frusta come un possibile strumento di punizione nei confronti del cavallo, pur ritenendola assolutamente necessaria per correggere. Il nodo centrale era e rimane quello delle sanzioni, non tanto perché
siano considerate eccessive, ma quanto per l’applicazione delle stesse. In pratica si sostiene che c’è frustata e frustata e che quindi i singoli casi dovrebbero essere trattati ognuno nella sua specificità. Ci chiediamo se sia effettivamente possibile farlo, affidando ai Commissari, magari affiancati da un ex-driver, l’analisi del colpo, o colpetto che porta l’utilizzo fuori dai paletti imposti nel Regolamento. La motivazione addotta dai driver è praticamente sempre la stessa: l’appiedamento, magari lungo a causa delle
recidive, porta il professionista a non poter lavorare. E questo in qualche caso a causa di un fallo assolutamente veniale come un tocco (non una frustata) in più. Il tempo lavora a favore di un sempre minor utilizzo della frusta. Gli spettacoli orribili delle punizioni inferte in pista sono stati definitivamente cancellati, ma c’è ancora un po’ di strada da fare. E ne siamo convinti anche perché ricordiamo bene le parole che ci aveva detto parecchi anni fa Vittorio Guzzinati. “Frustare non serve a nulla. Perché anche se oggi in qualche caso magari guadagni 10 centimetri, sai già che alla prossima corsa perderai 10 metri”. E parlando di questo con un top driver come Enrico Bellei ne abbiamo avuto la conferma. “Anch’io la
penso allo stesso modo. Ma anche il mio babbo mi ha sempre insegnato che non c’è nessun motivo per usare tanto la frusta”. E questo dovrebbe bastare
per capire.