Il peso del dollaro sulle corse

Binocolo puntato
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Come ha scritto spesso su queste colonne Paolo Romanelli dagli Stati Uniti Qui fa diverso. E in questi giorni, grazie alla diretta delle corse americane proposta su www.equos.it stiamo imparando a conoscere l’universo Usa, che non è ovviamente solo composto dalla Breeders’ Cup, o dal Kentucky Derby o dalla Pegasus Cup, punte di una struttura piramidale che parte, come tutti i sistemi ippici, dall’attività quotidiana. Ieri sera abbiamo assistito live alle corse di Gulfstream Park West, stasera toccherà ad Aqueduct. Se scorrete le pagine dedicate alla giornata di Aqueduct (da pagina 17), probabilmente proverete un brivido, esattamente come è successo a noi. Si parte con una claiming per i 3 anni e oltre a reclamare per 14mila dollari e il premio totale della corsa è di 28mila. Poi si va su, sempre più su, con le maiden da 70mila e una condizionata da 84mila optional claiming con prezzo fissato a 62.500 dollari… E non si tratta di un pomeriggio di grandi eventi, ma di una semplice giornata di routine in un ippodromo di seconda fascia. Qui fa diverso, come scrive Paolo. E ha ragione, perché in ogni caso nelle corse scorre un fiume di dollari, frutto del betting in simulcasting, dei casino all’interno degli ippodromi, delle sponsorizzazioni e di tutto quanto compone la galassia delle corse Usa, un sistema che come tutti parte dall’agricoltura e sfocia nello spettacolo agganciato alle scommesse. È facile capire come le corse, soprattutto quelle al galoppo, per gli americani siano qualcosa di profondamente radicato nella cultura. Ed è facile capire come sia stato costruito, sviluppato e mantenuto, un sistema complesso che ha prerogative importanti. Un sistema che ovviamente diventa non replicabile in Europa visto che tutto negli Usa è assolutamente legato all’iniziativa privata, mentre da noi (l’Italia è il più evidente dei casi) la mano pubblica è quella che controlla e gestisce buona parte delle operazioni.