La fuga dei cervelli

Binocolo puntato
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Si parla ormai da anni del problema della fuga dei cervelli all’estero. Giovani, o anche meno giovani, italiani che emigrano per riuscire ad affermarsi, trovando occasioni che nel nostro Paese sembrano non esserci quasi più. È un problema della scienza, dell’economia, di un po’ tutti i settori, fra i quali va compresa ovviamente anche l’ippica, soprattutto il galoppo, che avendo un respiro internazionale offre fuori dai nostri confini una serie di opportunità che da noi oggettivamente sono fuori portata. Lo abbiamo visto con alcuni dei top jockey italiani, che si sono affermati prepotentemente nel mondo. Sappiamo che accade anche per le decine di arterio work rider che lavorano tutti i giorni in alcune delle più prestigiose scuderie in giro per l’Europa e non solo. Sappiamo oggi che un’aspirante jockette come Gaia Boni, allieva nella scuderia di Willam Jarvis, ha vinto un prestigioso premio come il Richard Davis Award, destinato all’apprentice che abbia mostrato iniziativa, impegno, lungimiranza e determinazione. Un premio per Gaia, un premio che dimostra come i giovani e le giovani italiani abbiano le qualità per emergere in un contesto globale competitivo e difficile. Applausi per lei, ma anche tanta amarezza perché ancora una volta tutto ciò accade fuori dai nostri confini. Fuori dai confini di un mondo che sembra aver abbandonato purtroppo la formazione professionale attraverso le scuole dedicate, nonostante si trattasse si un costo decisamente marginale, di un’iniziativa a carattere sociale e soprattutto alla faccia dei successi che, per esempio, la scuola fantini di Pisa aveva ottenuto nella creazione dei jockey del futuro.