Una casa chiamata Indal

Vanesia Ek
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Se è vero che il brand Indal è uno dei più rappresentativi, oltre che vincenti, dell’intero trotto nazionale (non a caso campeggia a chiare lettere sulla giubba di Alessandro Gocciadoro) è anche vero che ha una lunga tradizione. Prima come scuderia Tre Elle poi, da cinque o sei anni a questa parte, proprio come Scuderia Indal. Da nonno Vittorio, attraverso papà Renato e adesso con il figlio René, si può dire che la scuderia sia cresciuta e abbia mutato pelle. “Già – riconosce René – probabilmente sarebbe successo ugualmente, ma il fatto che io sia diventato professionista ha inciso sicuramente. Prima la nostra scuderia era una piccola scuderia di amatori ma da quando abbiamo deciso di puntare sulla qualità dei cavalli, puntando sulle genealogie, tutto è cambiato. Adesso, da quando ci chiamiamo Indal, siamo la scuderia sempre in vetta alle classifiche di fine anno, o prima o seconda. Nel 2020, ad esempio, siamo primi come somme vinte e secondi come vittorie. Ma devo dire che non corriamo tanto e la nostra media è molto alta. Gli allenatori a cui ci siamo rivolti sono tanti ma adesso la maggior parte dei cavalli li abbiamo dai Gocciadoro. Altri da Ehlert e da Raspante. E siamo molto soddisfatti del loro lavoro”. Ecco, René è un tipo così, misurato, riflessivo, modesto sia in pista che fuori. Ma è il vero René quello che si mostra in pubblico? “Sono vero – precisa questo ragazzo di 32 anni appena fatti ma che sembra più maturo, non sono finto, puoi essere sicuro di non esserti sbagliato. L’umiltà mi è sempre stata insegnata in famiglia, come altri principi, quello direttamente conseguente di non montarmi la testa e di essere sempre razionale”.

L’intervista completa a Renè Legati, la potete trovare nell’edizione di Trotto&Turf di sabato 9 gennaio.