Iolanda “capatosta”

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Quasi mille corse disputate, quasi mezzo milione di euro di somme vinte, eppure non si direbbe, Iolanda Iannaco fresca, verace, ma “capatosta” come direbbero dalle sue parti. Come spiegare altrimenti la storia di una ragazza con la passione delle corse al trotto che cade, si fa male di brutto, ma non molla e si rimette in sulky; torna a vincere a distanza di qualche mese e sapete con chi? Con lo stesso cavallo con il quale era caduta… “È vero, si chiamava Equi. Molti mi dissero che ero matta, anche perché venivo da due cadute in poco tempo, ma la passione è stata più forte e poi io sono abbastanza fatalista: se il destino mi aveva dato quell’opportunità dovevo coglierla al volo e quindi eccomi qui”.

Torniamo all’inizio: una famiglia di appassionati, ma non ippici di professione. “Mio padre e mio nonno hanno sempre avuto il “virus”, quello ippico ovviamente. Qualche cavallo comprato con sacrificio. Tanti anni fa si andava per le piste private nel tempo libero perché mio padre, Antonio, lavorava in polizia. Poi, giunta la pensione, la passione ippica ha avuto il sopravvento. Io sono sempre andata appresso a loro e quindi sono stata contagiata in maniera irrecuperabile. Oggi abbiamo qualche soggetto al quale si dedicano praticamente a tempo pieno, mentre io vado appena riesco a liberarmi dal lavoro, anche se qualche volta “rubo” un po’ di tempo per l’altra mia grande passione, il tennis. Il pupillo di scuderia è Callisto Leone. Pensiamo sia un discreto cavallo e ci auguriamo che ci regali qualche soddisfazione. In più i miei collaborano con l’allevamento di Meletro e così quei quattro, cinque cavalli in casa li tengono occupati.

Andiamo avanti con i ricordi… “Che dire… Vastomar è il cavallo che mi ha fatto vincere la prima corsa, ormai tanto tempo fa. Anche li non stavo mica tanto bene. Arrivai all’ippodromo con le stampelle per via di una caviglia in disordine, ma non ci avrei mai rinunciato. In fondo era solo la mia quarta corsa in carriera. Poi Farnese As: lo acquistammo da Marcello Mattii a Montegiorgio e mi ci affezionai tantissimo. Con lui ho vinto alcune corse, ma il bello era andare a scuderia per prepararlo, vederlo migliorare. Vedi. Al di là del fatto di correre, che sicuramente è bello, una cosa che mi ha sempre affascinato è la preparazione della corsa, della trasferta”.