Venezia in prospettiva

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Perché avendo i cavalli nel sangue si sceglie di diventare gentleman piuttosto che professionista. A volte a fare la differenza sono le circostanze. È il caso di Andrea Venezia, 28 anni da Palermo, ma ormai trapiantato stabilmente nelle Marche. Una storia ippica che parte dal papà Vincenzo. Non c’è una vera tradizione di famiglia alle spalle, Vincenzo era professore alle superiori, ma l’ippodromo era la sua seconda casa e un bel giorno ha deciso di mettere su scuderia con un manipolo di cavalli, tutti di proprietà. Prima gentleman, poi allenatore e guidatore professionista. Andrea non poteva venire su diversamente. La palestra come per tanti della sua età è stata quella del circuito universitari, visto che ha frequentato la facoltà di agraria, ma sempre con i cavalli nel mirino. Poi il corso e il passaggio tra i gd ormai cinque anni fa. “Ancora oggi non lo so se ho fatto bene o male. Avrei voluto fare il professionista e forse uscito dal circuito universitari sarei dovuto transitare tra gli allievi. Invece il primo corso disponibile fu quello dei gentlemen ed eccomi qua”. Il ruolino di marcia in questa prima parte dell’anno è positivo”.

Andrea Venezia con 6 vittorie ha già eguagliato il suo record personale e negli ultimi 7 giorni ha corso quattro volte giungendo sempre secondo. “È vero, vediamo il bicchiere mezzo pieno: quattro secondi posti equivalgono a quasi due vittorie. Non è andata male”. Il cavallo a cui oggi sei più affezionato? “Probabilmente Tartufo Bianco, il classico gioiellino da gentleman, secondo anche martedì scorso, lui ti da sempre tutto”.

Oggi padre e figlio hanno una scuderia di circa una decina di effettivi rigorosamente tutti di proprietà. Insomma sei un gentlemen in via di specializzazione… “Beh credo di essere abbastanza migliorato e i risultati sono li a testimoniarlo. Non ti nascondo che il mio sogno è quello di fare il professionista, magari non solo con i miei cavalli. Certo che qualora le cose in scuderia dovessero evolversi in questo senso chiederei subito il passaggio tra i prof. Per ora mi accontento anche perchè c’è da fare ancora parecchia esperienza. La vita tra i professionisti è molto dura”.