Dalla Sicilia a Capannelle, tre splendide realtà. Sebastiano Guerrieri, Agostino Affè e Vincenzo Fazio dominano a Roma

Share

Nel terzultimo numero del settimanale speciale, quello del 10 Luglio, abbiamo raccontato 3 affascinanti storie di allenatori siciliani che stanno facendo benissimo a Capannelle. Le riproponiamo qualora ve le foste perse.

La Sicilia è terra d’incanto e di sogno, terra di fuoco, di mare e di passioni forti che nella sua ricca storia ha visto partorire tantissimi talenti. Come diceva Pertini, un popolo forte, generoso, intelligente e figlio di almeno 3 civiltà: Greca, araba e spagnola.

Tre, come le 3 importanti anime di questa splendida e potente isola, applicate all’ippica, hanno messo radici a Roma trasformando in qualche modo la visione del nostro settore in questo particolare periodo storico. La “sicilianità” contro l’establishment ha portato all’evoluzione di un settore che ha vissuto tanti diversi strati, nobili e meno nobili, popolari e non, ma di cui è indispensabile e necessaria la presenza in termini di passione, trasporto e apporto economico, per poter guardare avanti alla faccia di tanti snob che hanno vissuto l’ippica di un tempo, e fanno comunicazione disprezzando colori i quali adesso sono imprescindibili.

Tre anime, dicevamo, provenienti da 3 diversi e lontani luoghi della Sicilia dalle quali sono partiti Sebastiano Guerrieri, Agostino Affè e Vincenzo Fazio approdando a Roma da ormai un decennio, se non di più per alcuni, e facendo un pò come Hernan Cortes che, arrivato nel nuovo mondo, bruciò le navi dietro a se per non avere la tentazione di tornare indietro. Uomini forti, destini forti.

Tre luoghi differenti, dicevamo: Sebastiano Guerrieri da Avola (est), Agostino Affè da Messina (nordest), Vincenzo Fazio da Sciacca (sud), ma tutti figli del mare con vocazione artistica (ippicamente parlando), una sorta di “pittori” contemporanei che hanno influenze, percorsi e caratteristiche diverse, ma la stessa identica voglia di stupire e con il ruolo di primattori ad anni alternati. Un anno è più bravo uno, l’anno successivo l’altro. E così via. Una splendida rivalità sportiva (a volte anche qualcosa di più) a suon di acquisti e risultati. Recenti dominatori a Milano tra Primi Passi, De Montel e Mantovani, raccontiamo i loro profili.

SEB IL GUERRIERO: Nato ad Avola, 45 anni, Sebastiano Guerrieri ha stupito tutti con i suoi 2 anni in questa stagione. L’allenatore del momento a Capannelle è indiscutibilmente lui. Con i suoi 2 anni, nel 2021, ha fatto man bassa e non è un caso che il migliore di questi, il più alto rappresentante della generazione, sia il suo: Windstormblack, imbattuto in 3 uscite, ha vinto il Primi Passi ed attirato tantissime sirene. Sebastiano però fino alla vittoria di Milano ha fatto come Ulisse, mettendo i tappi di cera nelle orecchie per non sentire il richiamo delle sirene. Nuovi orizzonti sono in arrivo, perché il 2 anni è stato venduto ad Hong Kong, negli ultimi giorni è arrivata l’ufficialità (ne abbiamo parlato QUI). Come detto, il suo viaggio parte da Avola: “Sono nato in un paese dove la rivalità sportiva con Floridia era fortissima. Il mio rapporto con i cavalli è cominciato li, e con i palii locali. Molta gente ne parla male, un giorno vorrei parlarne in modo diretto e chiaro anche in tv per raccontare cosa rappresenta il cavallo per noi siciliani che rispettiamo ed amiamo tantissimo. Mio padre aveva dei cavalli, mi mise in mezzo e da li sfociò la enorme passione. A metà anni 90 facevo il militare a Roma, conobbi Roberto Visentin e con lui andavo alle corse. Mi innamorai subito dell’ippodromo di Capannelle, e ci sono voluto fortemente tornare come protagonista. Dopo l’anno di militare, gradualmente e negli anni, mi sono trasferito verso Siracusa e da li ho cominciato ad affrontare questo sport sempre più seriamente, prima come proprietario, ed avevo i cavalli anche dai migliori allenatori di Capannelle, e poi come allenatore. Ad un certo punto ho preso la decisione di trasferirmi verso la capitale, e da 8 anni sono a Capannelle. Sono felice, se ripenso soprattutto a tutti gli alti e bassi, ho superato anche un momento brutto dal punto di vista della salute, ma siamo qui e combattiamo”.

La sua storia è abbastanza tipica, dal basso verso l’alto: “Sono partito con 7 cavalli, ora ne ho 50. Ho avuto rapporti di collaborazione anche con alcuni dei proprietari più interessanti di Roma e la cosa che mi fa più piacere è proprio che non ho solo conterranei a darmi fiducia, ma tanti anche fuori dai confini regionali”.

Obiettivi: “Ne ho tanti, anno dopo anno sto cercando di calibrare il tiro. Mi sento ambizioso e ho intenzione di comprare casa a Roma, dopo tanti anni di affitto. Penso sia giusto, mia figlia sta crescendo qui e mia moglie è una presenza costante per me. Cerchiamo di investire sempre molto nei cavalli per sfruttare al meglio la programmazione storica dell’Italia con i giovanissimi. Per ora, fortunatamente, hanno vinto quasi tutti e ben presto penso ne vedrete altri. Per Settembre ho un paio di soggetti che mi fanno ben sperare, ma il mio obiettivo principale, medio lungo termine, è ovviamente vincere il Derby. Penso che alle prossime aste cercheremo ed imposteremo i “filtri” di acquisto badando anche a genealogia e fisici più da Classiche, oltre che precoci”.

Seb è anche Melania Cascione e la piccola Sofia, 7 anni. La famigliola al completo. E Melania ha scelto all’asta proprio Windstormblack. Ci racconti il rapporto professionale con lei: “Si, è vero. Melania si era fissata su questo morello che aveva solo fasce muscolari, era effettivamente bellissimo e lo abbiamo pagato anche abbastanza (£17,500) per i nostri standard. Ma non ce lo volevamo far scappare ed i fatti ci hanno dato ragione. Con lei siamo una bella squadra. Io alle aste a volte mi fossilizzo su alcuni aspetti morfologici, lei magari mi fa notare gli aspetti positivi. Certo, i cavalli ti fanno bugiardo, negli anni molti ci hanno deluso, da alcuni ci aspettavamo tanto, ma questa volta è andata bene. Per il futuro spero di continuare così, sono arrivati tanti attestati di stima e anche dal punto di vista della manodopera ho cercato di scegliere sempre il meglio”. Del resto per scalare l’Etna un passo segue l’altro e così via.

AGOSTINO ICEMAN AFFÈ: Dei 3 è forse quello apparentemente il più burbero. Ama definirsi un lupo solitario ed il più “metropolitano” e meditabondo di tutti. Nato a Messina 44 anni fa, viene da una città con circa 225.000 abitanti, quasi 10 volte quelli di Avola (31,000) e Sciacca (40,000). Senza entrare nell’epica dell’Odissea, di Scilla e Cariddi, da quello Stretto famoso ha visto arrivare e partire tante navi, oltre che conoscere tanti volti. Qui è nato Vincenzo Nibali che sul sacrificio ha costruito una carriera. Testa bassa e pedalare. Un pò come Agostino, che a Messina c’è stato fino a quando dentro di se non ha sentito divampare la passione per i cavalli: “La mia passione è datata, ed ho cominciato ben presto ad avere contatto con i cavalli attraverso l’ equitazione ed i concorsi. Sono stato sempre attratto da questo magnifico animale, sono andato un pò in giro per l’Italia, a Milano, Pisa, all’estero, ho stretto sempre amicizie e relazioni che poi nell’arco della mia carriera mi sono ritrovato di volta in volta. L’ippodromo di Siracusa aprì nel 1995, frequentavo e poi dal 2001 ho cominciato ad esercitare. Ho cominciato ad avere qualche cavallino qui e qualcuno spedito ad allenatori sulla terraferma, ho avuto rapporti con molti di questi ma alla fine ho deciso che dovevo fare da me. Sono stato a Siracusa dal 2001 al 2011, e poi una notte di Giugno presi una decisione che mi ha cambiato la vita. Esattamente il 13 Giugno del 2011 (ricorda esattamente la data) caricai i miei 25 cavalli, tra cui alcuni miei “zopponi” anziani ed altri puledri, e mi trasferii a Roma. Da quel giorno cominciò la mia avventura, giunta al momento ai 10 anni”.

Dieci anni di Capannelle e di esperienza romana. Se dovessi guardarti indietro, a che punto della tua carriera sei: “Sono al punto che qualcosa ho combinato, ma spero di fare sempre di più in futuro. Sono entrato in punta di piedi, come detto era un caldo Giugno ma la cosa che mi stupì più di tutte è che nel giro di poche settimane i cavalli che avevo portato, anche quelli più problematici, con le strutture di Roma, sono subito migliorati lavorando costantemente. Già nel Settembre successivo vinsi alcune corse ben dotate, super tris e poi piano piano sono cominciati ad arrivare cavalli di qualità. Ora a scuderia ho 40 cavalli, ma sto sfoltendo molto per fare posto sempre ai puledri. Quest’anno i miei non sono veloci e precoci, guarda tu stesso (e ci lascia mettere gli occhi su un muscoloso Ulysses, acquistato al breeze up per oltre £50,000 da Lui Colasanti), e quelli che hanno corso lo hanno fatto perché i campi partenti erano scarni ed i soldi messi a disposizione tanti, utili anche perché con i pagamenti a 8 mesi (grave problema), so che potrei farci conto per quando sarà il momento delle aste. Ma sapevo già da subito che avrei dovuto aspettare. Non mi meraviglio che alcuni di questi hanno cominciato a vincere tardi, mi aspetto qualcosa a Settembre anche con Don Chicco, bel vincitore del De Montel a San Siro”.

E tra questi anche dei cavalli americani, dall’enorme potenziale: “Il tutto nasce dal mio rapporto con Paolo Romanelli e da una nuova partnership nata da poco che si chiama Miami Ip, che ha tra i soci non solo il fondatore di Ital-Cal Horse Management ed erede della dinastia Regoli, ma anche i due soci Piero Salussolia e Luca Gattai con i quali ha dato vita a questa nuova esperienza. I tre, sostenuti anche da altri partner, fra cui spicca il cane Günther, l’ormai leggendario pastore tedesco del farmacologo pisano Maurizio Mian, hanno comprato 4 cavalli alle aste di Ocala OBS April, affidandosi alla consulenza dell’agente Emmanuel de SerouxArsenio (Daredevil) da $30,000, Di Lido (Liams Map) il più costoso da $47,000, una Air Force Blue da $7,000, e Lupo Bianco (Street Sense) da $24,000 sono già a Roma, infatti. Continua Agostino: “Si, questi sicuramente li vedremo da Settembre in avanti. Ho avuto una stagione strana, 2 anni fa le prime corse le avevo vinte tutte io ed avevo anche fatto bei profit. Quest’anno è un pò diverso, le strutture fisiche impongono una attenzione diversa. Vediamo cosa accadrà in autunno”. Quali sono le punte della stagione? “Tornerà My Westwood, ha avuto un piccolo contrattempo ed ha dovuto saltare la stagione Classica, mentre Haven Park ha finalmente vinto la sua Listed. Ci siamo quasi, mi aspetto di fare bene anche se l’ippica al momento vive una situazione disastrata. Noi allenatori possiamo metterci soldi, coinvolgimento, passione, ma la politica e le istituzioni devono rendersi conto che è necessario un supporto”.

VINCENZO “LA FURIA” FAZIO. Nato a Sciacca, città marinara, turistica e termale, in provincia di Agrigento, dunque profondo sud della Sicilia, più vicino a Tunisi che a Roma, nel 1980 dunque 40 anni fa. Mezzo romano e mezzo umbro, però, d’adozione. E vi spieghiamo perchè: La distanza chilometrica tra Siracusa e Sciacca in linea d’ aria è di 200.99 km e di 270 km km in automobile. Per andare da Sciacca a Siracusa in macchina si impiegano 3 ore 53 minuti. Più vicino Palermo, 72.17 km in linea d’aria e di 97 km km in automobile. Ma li c’è solo l’ippodromo del trotto. Lontano, dunque, concettualmente anche dal mondo delle corse dei cavalli, almeno apparentemente. Eppure nel sangue di Vincenzo ci sono sempre stati: “Si, è vero, ma a Sciacca ho sempre avuto un grande rapporto con i cavalli. Nel nostro paese ad ogni ricorrenza, ad ogni festività, ad ogni Santo da onorare si facevano i palii. Li mi sono avvicinato a questo mondo e ne sono stato travolto. Poi un giorno lessi un articolo su un giornale, parlava di un corso per artieri. Avvisai il mio amico Luciano Vitabile e da quel momento partimmo alla volta di Milano, avevamo nemmeno 20 anni. Non eravamo mai entrati all’ippodromo e ci ritrovammo a Merano, lui ha continuato il rapporto con Luciano D’Auria mentre io mi spostai da Botti ad Antezzate, a Brescia. Poi arrivai a Roma, dove sono da praticamente 20 anni, metà esatta della mia vita, e ho cominciato una collaborazione con Gianni Colella fino a quando non mi sono messo in proprio. Dal 2011, 10 anni, sono allenatore a Capannelle”.

Mezzo umbro perché sposato con Manila Illuminati, 2 figli che rispondono al nome di Noemi e Michele, rispettivamente 14 e 10 anni, ed una cognata, Elena, la sorella di Manila, studia veterinaria che ama definirsi simpaticissima. Hanno anche un allevamento a casa. Prima nessuno di loro conosceva i cavalli, ora la loro vita ruota esclusivamente intorno a quello. Tutta la famiglia coinvolta e contagiata da questo mondo.

Dei 3 “sicilians” è il più incazzoso, anche se non lo da a vedere. Abbaia ma non morde e se ha qualcosa da dirti lo fa senza troppi giri di parole ed è sempre in prima linea quando si tratta di difendere il “territorio”. Anche di fronte alle telecamere. È, rispetto agli altri 2, il più vitaminico e rissoso quando si tratta di difendere l’onore, la dignità e la professione: “Anche voi giornalisti dovreste fare qualcosa in più per difendere il nostro settore, anche dal punto di vista della comunicazione dovete far capire tutto quello che rappresenta da punto di vista sociale, culturale e professionale. Non possiamo mollare, ci ho sempre creduto e sempre ci crederò. Qualche giorno fa ho avuto da ridire su un tuo collega che ha disprezzato la vittoria di Little O’Kelly nel Mantovani. Se fosse stato di un altro proprietario sono certo avrebbe scritto cose differenti. Non ha capito che noi ci mettiamo soldi, sangue, sudore e passione come tutti gli altri, forse anche di più. Siamo partiti da zero e adesso sfidiamo i grossi complessi. Invece di farci i complimenti, ci affossa”.

Vincenzo, un moderno guerriero dell’ippica, è l’uomo di Omaticaya, My Lea, Plusquemavie, ed ora Baghed. Di lui si può dire che non mancò mai il coraggio di osare in terre ostili, come in Francia, frequentata con i 3 sopra citati: “Ho sempre pensato che un cavallo quando è in forma deve provare a scalare le gerarchie sociali, anche in altre nazioni. Non parlo di tentativi da fare tanto per, ma un modo di farsi valere e dare un senso al movimento, anche commerciale. Se tutto andrà bene andremo a fare il Papin con Baghed, partiremo in macchina fino a Chantilly. Io non so se andrò, perché sto recuperando da una brutta caduta da cavallo. Ma sono sempre qui in scuderia”. Baghed, come sappiamo, è poi giunto ottimo secondo ed ora punterà molto probabilmente al Morny G1 del 22 Agosto a Deauville (NDR)

Come è la vita da allenatore: “Dura, ma ce la mettiamo sempre tutta. Abbiamo circa 30 cavalli, amo il tema della velocità, e la mia ambizione è fare sempre il campione. Quest’anno abbiamo fatto secondi nel Primi Passi con Baghed e vinto il Mantovani con Little O’Kelly. Ne ero sicuro avrebbe combinato qualcosa di buono, anche se era ancora maiden. Abbiamo 15-18 puledri, ogni anno ne compriamo per valorizzare e per rifondare la scuderia, non ho grossi proprietari alle spalle ma ci difendiamo con i nostri. Penso che l’ippica stia cambiando, non solo grossi complessi ma anche a livello più popolare. Più piccoli, frazionati, ma con tanta passione e voglia di mettersi in discussione in un ippica che invece non vuole valorizzare questa passione e l’indotto. Un anno va bene, un anno va male, capita. Ma siamo consapevoli e vogliosi di farlo ancora, ogni volta. Il problema è che se pagano ogni 6-7-8 mesi, la situazione diventa complicata da gestire. Abbiamo bisogno di certezze, noi investiamo perché poi con le vendite riusciamo a far quadrare i conti, oltre a toglierci belle soddisfazioni e dare sempre nuova linfa al movimento. Noi ci siamo”. La nave del Comandante Vincenzo è salpata, chi lo ama lo segua.