Alessio Ferrara il predestinato

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Figli d’arte va bene, ma poi quando si scende in pista quel nome che un po’ pesa sulle spalle c’è sempre. Allora sta alla capacità della persona distinguersi. Alessio Ferrara, 27 anni romano, figlio di Mario, nipotino, ippicamente parlando di Carletto Bottoni, è uno che ci sta provando. Non corre spessissimo anche perché ha deciso di svolgere un’attività commerciale al di fuori del mondo dei cavalli, del resto i tempi sono quelli che sono e se molla il papà, figuriamoci un giovane che guarda al futuro, magari in maniera più disincantata…

La passione però c’è, come fai a nasconderla… E allora ecco che diventare gentleman ha rappresentato una soluzione ottimale. “Pensa che avevo talmente tanta voglia, che ho sofferto tantissimo per il fatto che fino a 14 anni soffrivo di una forte allergia al fieno e alle polveri e praticamente all’ippodromo non potevo neanche entrarci. Ho attaccato qualche pony, ma non è che mi piacesse tanto, volevo i cavalli veri e allora a 14 anni, dopo un piccolo intervento che mi ha risolto quasi del tutto il problema, ho attaccato il mio primo cavallo e da allora l’obiettivo è stato solamente uno, quello di scendere in pista».

Con un padre come Mario la strada comunque era aperta… «Ma solo in minima parte. Anzitutto perché la mia maggiore età ha coinciso con gli ultimi sgoccioli dell’attività di Tor di Valle. Pensa che non ci ho mai corso e che addirittura l’esame del corso gentlemen ho dovuto farlo ad Aversa. Per me questo rimane un rammarico immenso, quasi una privazione. Poi da un lato il fatto di avere un papà guidatore di certo ti agevola, ma dall’altro ti mette una grande pressione. Tutti si aspettano sempre qualcosa in più da te e soprattutto sono pronti a bollarti al primo errore. Questa fase ormai penso di averla superata, anche perché i ruoli sono chiaramente diversi”.

Quanto discutete dopo le corse? “Tanto, a volte anche in maniera accesa. Il confronto è serratissimo, però è al tempo stesso è anche stimolante. Lui mi rimprovera e io non sempre sono convinto che abbia ragione”.

Hai parlato degli esordi… “Si, il corso gentleman con un cavallo di famiglia, Lippi, che rimane forse quello al quale sono tutt’oggi ancora affezionato un filo più degli altri. Per la prima vittoria ho dovuto attendere parecchio, circa sei anni, ma perché per i primi cinque ho corso davvero pochissimo, solamente dall’anno scorso ho iniziato a correre con maggior continuità. Con Karim Berri, e la sua compagna Viviana Caiazzo, abbiamo in società Alessandro Bar e Udette Jet e poi c’è il gioiellino Bon Jovi Jet, che con mio fratello Andrea è da Alessandro Gocciadoro e sta ottenendo grandi risultati”.