Scommesse limitate

Binocolo puntato
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Non è certamente facile comprendere le logiche che governano alcuni interventi economici dello Stato. E la stretta sull’ammontare della sovvenzione per gli ippodromi per l’anno 2022, circa il 15%, è fra di essi, soprattutto per la motivazione addotta nella relazione accompagnatoria, ovvero la riduzione delle entrate relative ai giochi ippici. Anche ammettendo che gli ippodromi italiani (non tutti ovviamente) non svolgano nella maniera migliore il compito loro assegnato e che trattandosi di una sovvenzione lo Stato abbia la facoltà di determinarne l’importo, mettere in relazione il calo delle scommesse ippiche con il taglio di risorse alle Società di corse è assolutamente sbagliato, perché non sono certo gli ippodromi i responsabili della diminuzione, se non in minima parte. Perché per la parte organizzativa non decidono loro il calendario, né al 100% la programmazione e soprattutto tutto ciò che riguarda le scommesse è determinato unilateralmente dallo Stato attraverso i Monopoli.

L’ippica, e quindi anche gli ippodromi, non hanno alcuna leva da utilizzare per il rilancio delle scommesse. Le aliquote di prelievo sono determinate da leggi dello Stato, che attraverso AdM gestisce tutto, ma proprio tutto, ciò che riguarda i giochi, prima fra tutte la tassazione. Se le scommesse ippiche a quota fissa scontano un prelievo che è in pratica il doppio rispetto a quello eoperato sulle scommesse sportive non è certo per decisione dell’ippica o degli ippodromi che, anzi, da anni sono al fianco del settore e degli operatori delle scommesse per cercare di cambiare il quadro della tassazione. Se sono ancora in funzione due totalizzatori diversi ed entrambi funzionano con aliquote di prelievo che sono di 10 punti percentuali superiori a quelle in uso in Francia non è certo perché qualcuno dell’ippica ha deciso così, anzi…

Se la scommessa ippica è considerata fonte di ludopatia ed è quindi caduta nelle limitazioni imposte dal Decreto Dignità che vietano qualsiasi pubblicità da parte dei bookmakers, sponsorizzazioni comprese, è stato perché all’interno della Legge nessuno ha pensato che l’ippica è un settore che trae risorse dalle scommesse per dare vita a una filiera che è anche e soprattutto agricola e che affonda le sue radici nella cultura del cavallo.

Il calo delle scommesse, insomma, è solo parzialmente imputabile all’ippica, ippodromi compresi, che si trovano oggi di fronte all’ennesima beffa, quella di dover scontare con un taglio delle risorse i ritardi di quelle riforme che continuano a latitare nella totale indifferenza dei Monopoli, per i quali le scommesse ippiche sono solo una goccia nel mare formato dalle entrate che derivano da giochi di sorte o macchinette dal terribile impatto sociale.