Concetti diversi

Binocolo puntato
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Lo spunto arriva dall’articolo di Paolo Romanelli pubblicato su questo numero di Equos, nel quale il dottore analizza i dati in salita delle scommesse sulle corse del galoppo americano, lanciando, in maniera provocatoria ma fino a un certo punto, l’idea di portare il sistema verso un decentramento e quindi di lasciare che gli ippodromi possano partecipare ai flussi delle scommesse ricavandone quelle entrate che oggi sono limitate alla sovvenzione stabilita (ma non stabile) dallo Stato. Nel caso italiano si tratterebbe di una rivoluzione copernicana, perché ci sarebbe da barattare almeno in parte un importo definito con un incasso variabile, che dipenderebbe da tanti fattori, tutti strettamente correlati fra loro. Perché gli incassi che potrebbero essere determinati dal volume di scommesse sono diversi e sono dovuti anche a scelte che riguardano calendario e orari, oggi definiti dal Mipaaf.

Per un ippodromo la possibilità di incassare percentuali sulle scommesse effettuate sulle sue corse non è così facile da ipotizzare. I fattori principali in gioco sono infatti spesso in contrapposizione fra loro. Pensate per esempio al dilemma storico fra il gioco sul campo, quello che è direttamente proporzionale alla presenza di pubblico, e quello esterno che può essere frutto di quanto giocato sulla rete esterna, che oggi peraltro si presenta decisamente differente rispetto a una decina di anni fa, quando esistevano in pratica solo le agenzie o i corner. Oggi la rete di raccolta si presenta in maniera multiforme e comprende i punti cosiddetti fisici, quindi le Agenzie, ma anche e soprattutto l’online, che continua a crescere. Ma non solo, perché in un futuro speriamo non troppo lontano vi potrebbe essere anche l’opportunità di vendere il prodotto-corsa italiano all’estero. Come detto, però, alcuni di questi fattori hanno rapporti di proporzionalità inversa fra loro. Se si cerca di massimizzare il gioco sul campo, quindi puntando sulla presenza di pubblico, diventa ovvio pensare di correre nei giorni festivi. Ma nei festivi la concorrenza, quella degli altri ippodromi e quella degli altri sport, è certamente più serrata e basta guardare lo schema di questo weekend con tanti campi in attività per capire come il rischio di una dispersione del montante complessivo sia concreto.

In più oggi bisogna tenere conto anche della concorrenza dei campi esteri previsti nel Palinsesto Complementare dei bookmaker. E se magari in questa stagione l’appeal è sostanzialmente riservato a Vincennes, durante l’anno vi sono periodi in cui l’Inghilterra e la Francia ogni weekend propongono occasioni eccellenti, in particolare modo al galoppo. Durante la settimana la concorrenza è ovviamente minore e c’è più possibilità di far girare cifre superiori, ma allo stesso tempo pensare che in Italia (ma succede anche in Francia) si possa trovare pubblico all’ippodromo in un infrasettimanale, è un’utopia. A meno di non iniziare a pensare di istituire le cosiddette preserali che potrebbero essere un buon compromesso fra i due aspetti, ma che per riuscire hanno necessità di essere supportate da servizi di accoglienza per il pubblico, principalmente food & beverage, di ottimo livello.

Preserali che, peraltro, sarebbero anche una chiave per cercare di entrare sui mercati esteri, visto che per quelli europei non si andrebbe in conflitto con le corse locali. Condizione indispensabile per il mercato francese (il Pmu difficilmente inserirebbe in palinsesto un campo italiano nel pomeriggio) e necessaria per quello inglese, che presenta sempre campi (parliamo in questo caso solo di galoppo) in attività. Preserali e notturne sono anche la chiave per arrivare negli Stati Uniti, perché con un fuso orario che varia dalle 6 alle 8 ore in anticipo, bisogna pensare che un convegno italiano con avvio alle 14.30 sarebbe trasmesso negli Usa alle 8.30 a New York e alle 6.30 a Los Angeles. Ma allo stesso tempo sappiamo che organizzare corse di sera costa parecchio di più.