Dalla presenza al Mipaaf alla conferenza di Roma. Un mese fa le rassicurazioni di Battistoni, ora stop a Marzo

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Lunedì 17, la mattinata è iniziata abbastanza presto. Alle 11 un manipolo di irriducibili ippici era in piazza a pochi passi dai cancelli del Mipaaf per il Presidio annunciato nei giorni scorsi. Le richieste erano note: quelle di avere chiarimenti sull’ammontare del montepremi, su alcune questioni tecniche e sulla vertenza che coinvolge gli ippodromi. Fatto piuttosto singolare, questa volta la sparuta delegazione non è stata ricevuta. Il Sottosegretario Battistoni era impegnato al Senato e non è arrivato da nessuno il prego si accomodi, cosa che ovviamente non ha lasciato di buonumore i manifestanti. «In dieci anni che ho il compito di rappresentare i professionisti, una cosa del genere non era mai successa, evidentemente l’ordine veniva dall’alto» ha commentato non senza amarezza Roberto Faticoni, segretario del Siag.

Alcune ore dopo, la partita si è spostata all’ippodromo delle Capannelle con la Terrazza Derby che ha visto a raccolta, a un mese esatto dalle dichiarazioni del Sottosegretario, la quasi totalità dei rappresentanti delle società di corse. Anche qui le poltrone riservate a eventuali interventi dei rappresentanti delle istituzioni sono rimaste desolatamente vuote. Elio Pautasso, presidente di Federippodromi, non ha potuto che prenderne atto e ribadire un po’ quello che era nell’aria. «Un mese fa ci è stato garantito dal Sottosegretario che il problema della Sovvenzione degli ippodromi sarebbe stato risolto, anche a costo di intervenire in prima persona dal bilancio del Mipaaf. Con temporaneamente ci era stata annunciata una prima riforma con l’istituzione della Direzione Generale dell’Ippica e l’attribuzione alle società di corse del mandato a pagare i premi. Nessuna di queste promesse ha visto un atto operativo o anche solo amministrativo che in qualche modo ne confortasse la realizzazione, men che meno quella di provvedere a riconsiderare lo stanziamento per le sovvenzioni. Appare chiaro che in queste condizioni non possiamo che ribadire quello che in qualche modo abbiamo già annunciato, ovvero che a partire dal 1° marzo le società di corse non svolgeranno più la loro attività e quindi già a partire dalla metà di febbraio non saranno accettate le iscrizioni per le corse di inizio marzo».

Gli altri numerosi interventi sono ovviamente andati nella medesima direzione. Al di la di tutto quello che sembra inasprire i toni della contesa è anche la mancanza di interlocuzione con le istituzioni, la mancanza assoluta di risposte alle diverse sollecitazioni (ultima quella del 7 gennaio) che sono state inviate. Pertanto lo scenario che si apre è abbastanza complesso. Molti ippodromi hanno già aperto procedure di mobilità o cassa integrazione e certamente il silenzio che arriva dai palazzi delle istituzioni non infonde fiducia. Certo è che la situazione sembra arrivata fatalmente a un punto di non ritorno. Inevitabilmente la palla ora è stata rilanciata nel campo istituzionale. Sembra difficile pensare che un Sottosegretario, un politico di lunga navigazione si sia esposto pubblicamente senza avere la possibilità di dar seguito alle sue dichiarazioni ed è francamente l’unica cosa alla quale sembrano appellarsi le poche colombe rimaste a contrapporsi ai falchi che vorrebbero la serrata pressochè immediata. C’è chi ha interpretato il silenzio istituzionale con la necessità della politica di prendere ancora un po’ di tempo primo di poter annunciare eventuali provvedimenti, ma certo ormai di tempo ce n’è rimasto davvero poco. Già nella riunione alle Capannelle c’era chi ipotizzava di chiedere un incontro immediato con i vertici del Mipaaf e in assenza di risposte soddisfacenti di mettere sul piatto la possibilità di anticipare la sospensione dell’attività al 1° febbraio. Forse questo non succederà, forse si rispetterà la scadenza del 1° marzo, ma, è evidente come gli animi si vadano via via riscaldando in seno a tutte le categorie. Urge un segnale da via XX settembre.