Un incidente, tanti aspetti

Binocolo puntato
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L’incidente che ha funestato il mercoledì di riapertura di San Siro ha ovviamente scatenato tanta attenzione da parte di tutti. Sul nostro sito www.equos.it e sul nostro canale Facebook potete trovare gli aggiornamenti sulla situazione clinica dei quattro fantini coinvolti (Del Fabbro, Saiu, Deias e Mezzatesta) e gli interventi di diversi addetti ai lavori, fra i quali anche quello del trainer della povera Goccia Bianca, Marco Gonnelli, la cavalla che ha perso la vita a seguito della frattura occorsale nella terribile carambola. Gli incidenti in corsa purtroppo fanno parte dei rischi che cavalli e uomini corrono ogni volta che scendono in pista.

Lo sappiamo tutti, lo sanno i jockey e lo sanno anche gli allenatori e i proprietari dei cavalli. Ma la situazione delle piste italiane, del galoppo principalmente ma anche del trotto, da qualche anno comincia ad essere davvero deteriorata. Le difficoltà economiche hanno portato a una manutenzione sempre meno accutrata, l’uscita dai ranghi dei vecchi responsabili dei tracciati nono è stata adeguatamente colmata dalle nuove leve, anche perché in parecchi casi si è proceduto all’esternalizzazione di servizi. E poi il clima degli ultimi anni, quello nel quale non c’è più la primavera e alterna piogge torrenziali a caldi tropicali come quello di questi ultimi mesi.

La pista circolare di San Siro è nata per dare respiro ai tracciati di pista media e grande. Noon è mai stata una pista perfetta. Quando piove è pesantissima, quando fa caldo in una strada. E poi la geometria della curva che non è mai stata perfetta, nonostante qualche tentativo di correzione. In più, con il passare degli anni, la situazione non può certo essere migliorata e la “botta” della Popilia potrebbe anche avere avuto un peso nel percorso che l’ha portata alla situazione di mercoledì.

Certo i segnali che erano arrivati da San Siro  prima dell’inizio delle corse parlavano di un fondo particolarmente duro e il caldo soffocante del pomeriggio non può che aver peggiorato la situazione, ma probabilmente nessuno poteva pensare a quanto accaduto. C’erano delle corse da disputare, c’erano dei rientri significativi, c’erano cavalli che venivano da fuori e poi in questo periodo non è che le corse abbondino… Insomma c’era tutto quanto serviva per dire: ok si corre. E così si è fatto… Poi c’è stato l’incidente, ci sono i fantini feriti e una cavalla morta. E c’è un danno d’immagine clamoroso.

Il tutto con un enorme palco per i concerti sullo sfondo. Quello che ha portato a usa la pista circolare al posto della media e a far partire le prove in dirittura più avanti, con tempi sul tabellone comici. Una presenza ingombrante, indispensabile però per la Società nella ricerca di risorse economiche che non siano quelle della sovvenzione, un macigno per le corse stesse in un momento delicato come quello della ripresa dell’attività.

La coperta è corta e si cerca di fare il possibile, ma se questo è il quadro almeno è indispensabile una normativa seria, che non c’è, per disciplinare quando e come gli ippodromi, che percepiscono milioni di euro pubblici, possono essere destinati ad altro. Perché prima di tutto l’ippodromo è dove si svolgono le corse e poi può essere utilizzato per qualsiasi altra attività.