Trotto – L’ultima corsa di Urmo

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“Stiamo vivendo una nuova avventura, essere fratelli senza corse di mezzo. Lo terrò a Ozzano sempre, è casa sua, gli spetta di diritto e poi chiede solo un pezzo di prato e una falda di fieno”. Parole di Valter Castellani in un’intervista rilasciata al collega e amico Luigi Sangregorio quando, nel 2007, Urmo, il campione di Ozzano Emilia, dopo dieci anni di carriera, allo scoccare dei 13 anni, dovette dire addio alle corse.

A modo suo, Urmo, deceduto nella notte di giovedì scorso 15 settembre, era un campione e i suoi numeri stanno lì a dimostrarlo: 234 corse, 56 vittorie, 140 piazzamenti, un record di 1.12.5 sulla breve e di 1.15.5 sulla lunga per somme vinte che superano di poco i 650 mila euro. Ma Urmo non era solo un gran cavallo, per la famiglia Castellani era qualcosa di più: “Ero ancora piccola quando papà lo acquistò – racconta Giulia Castellani –, ma ricordo bene che era un cavallo che nessuno voleva perché era ingestibile. Ma papà ci vide qualcosa in quel cavallino e aveva ragione…”.

Raccontavi, però, di un carattere difficile: “Sì, tanto è vero – prosegue Giulia – che, suo malgrado, papà decise di farlo castrare e questo fece sì che migliorasse nel quotidiano, ma gli impedì di prendere parte al circuito classico”.

La carriera di Urmo inizia nell’agosto dei 2 anni, nelle prime quattro corse coglie due vittorie, partecipa sempre a prove di un certo livello (centrali, per intendersi) nel periodo delle prove per età e poi, da anziano, viaggia sempre nelle categorie A/B, che sono al limite dei grandi premi, cui lui partecipa in due occasioni, il Friuli Venezia Giulia del 1997, dove giunge quarto dietro a Ulena As, Up di Poggio ed Umbro di Grana, e il Due Torri del 1999, quando chiude terzo dietro a Valentina Fi e Valentin Blak. Una cosa curiosa: il 26 dicembre 2004 prende parte a Bologna al premio Addio alle Corse, lo vince e poi… ci ripensa, e corre altri due anni, concludendo la sua carriera il 30 dicembre 2006, nel premio Addio alle Corse dove, costretto alla doppia penalità sulla distanza breve, potrà essere solo settimo. Quella corsa, fra l’altro, la vinse Vediomar, che poi avrà lo stesso “ripensamento” di Urmo e correrà fino al maggio del 2008… L’ultimo successo, il cinquantaseiesimo del campione di casa Castellani, è del 19 novembre 2006, quando vinse con Roberto Andreghetti il premio Ugo Berti a Bologna in 1.14.8 battendo Elpighia e lo svedese Cornell che, insieme (la femmina aveva 5 anni, il maschio 7) facevano l’età di “nonno” Urmo.

Una vita passata insieme, tante battaglie, alcune vinte, altre perse, ma, con un cavallo così, per tornare alle parole di Valter, non poteva finire tutto con la chiusura della carriera agonistica e, infatti, finché c’era il suo “fratello”, Urmo ha vissuto sereno ad Ozzano Emilia. Poi Valter se n’è andato…

“Quando, purtroppo, papà ci ha lasciati – prosegue Giulia – abbiamo chiuso la sua scuderia ma Urmo, ovviamente, è rimasto con noi. Per un periodo l’ho tenuto a Castenaso da Sabina Breccia, che ringrazio ancora, ma, purtroppo, per una questione logistica, non riuscivo mai a vederlo, per cui, dopo un po’, l’ho portato qui in zona, vicino a Cesenatico, a La Baglina di Mattia Ricci e lì ha vissuto la sua pensione fino a pochi giorni fa, quando si è spento. Mi consola il fatto che lui, che era sanissimo, una vera ‘roccia’, è sempre stato bene, non ha mai avuto nessun tipo di problema, non ha mai avuto bisogno di cure e se n’è andato semplicemente perché era il suo momento. Di questo sono felice. Il mio proposito, infatti, era quello di fargli vivere al meglio la sua vita perché era ciò che si meritava. E, in qualche modo, per me la sua morte è come la chiusura di un cerchio, perché lui, che è sempre stato il cavallo di famiglia e che tutti adoravamo, rappresentava un collegamento con mio padre e mi aiutava anche a mantenerne vivo il ricordo. E poi, con quel suo carattere ‘ribelle’, era veramente un cavallo speciale. Sì, proprio così, Urmo era un cavallo veramente speciale!”.

E a noi piace pensare che ora, lassù, Valter ed Urmo, i due “fratelli”, campioni di un’ippica che non c’è più, siano di nuovo insieme.

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