Il Giappone e l’Arc de Triomphe. Storia di una maledizione e le chances possibili dei 4 al via domenica

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I giapponesi e l’Arc, storia di una maledizione. Tante volte ci hanno provato, tante volte sono stati ricacciati indietro dal forcone del destino. Si, i nipponici che hanno l’ambizione di vincere tutto in tutto il mondo hanno il traguardo di Parigi piantato in testa da anni. Alcuni hanno addebitato la mancanza di vittorie alle interpretazioni poco “occidentali” dei fantini locali, ma nell’anno in cui sembrava tutto convergere verso una assoluta vittoria, il Dio delle corse ha messo una mano sulla chance di Orfevre che perse non si sa come quell’Arc. La loro ossessione è quella di vincere con un cavallo tutto JAP: Fantino, allenatore, proprietario. Sta di fatto che prima o poi, lo dice anche l’allevamento in Giappone, ci riusciranno perchè l’industria nipponica produce cavalli solidi, forti e duraturi nel tempo. L’unico problema è il lungo viaggio che vanifica i grandi sforzi dei potenziali candidati. Qui sotto Perizio vi racconta la storia in breve dei giapponesi a Parigi proponendo la scheda di tutti quelli che ci hanno provato con i relativi piazzamenti. Qui nell’immediato parliamo anche delle 4 chances di domenica, nel presente.

Titleholder (Duramente) a 13/2 sembrerebbe il più considerato. Un quattro anni fortissimo, imbattuto nel 2022 in 3 corse disputate. Il 4 anni di proprietà di Hiroshi Yamada, allenato da Toru Kurita, ha vinto Nikkei Sho G2 di Nakayama, Tenno Sho (Spring) di Hanshin e Takarazuka Kinen G1 in Giugno a tempo di record. Lo scorso anno a 3 anni ha fatto tutta la trafila Classica, vincendo il Kikuka Sho (St Leger) G1 e si era piazzato nel Satsuki Sho (2000 Ghinee nipponiche). Avrà a bordo Kazuo Yokoyama, che però non vende pneumatici ma è 11° in classifica fantini in Giappone con 60 vittorie in stagione. 

Ci proverà a 33/1 Do Deuce (Heart’s Cry), che ha provato Longchamp senza convincere nel Prix Nel G2. Ma è allenato da uno bravo come Yasuo Tomomichi. A 2 anni da imbattuto ha vinto le Asahi Hai Futurty, il loro Gran Criterium G1. Quest’anno era arrivato terzo nelle 2000 Ghinee nipponiche, prima di vincere il Derby. In sella la leggenda Yutaka Take, 52 anni, che non finisce di stupire. Sembrava dovesse venire in Europa in training da O’Brien dopo quella prestazione, invece niente. Vediamolo. 

Deep Bond è la terza carta dei JAP. Figlio di Kizuna, 5 anni, lo scorso anno è tornato con le pive nel sacco dopo aver fatto 14° su 14 nell’Arc, a 43 lunghezze da Torquato. Si è leccato le ferite, ha ripreso vigore, ha vinto  l’Hanshin Daishoten G2 a 3000 metri e poi ha preso riferimenti con Titleholder. Rispetto allo scorso anno ha fatto una preparazione ad hoc, ma insomma i limiti ci sono. Yuka Kawada poi ne ha fatta sempre una più del necessario in corsa..

A 80/1 troviamo invece il 7 anni Stay Foolish per Yoshito Yahagi che è il giapponese più internazionale ed occidentale che ci sia. Quota un pò esagerata, ma a Meydan ha fatto capire di gradire le lunghe distanze. C’è Lemaire a bordo, ha fatto una preparazione schiscia. Non vale 80, ma neanche 20. Un pò di simpatia solo per il bravo Yahagi. 

LA STORIA DEI GIAPPONESI NELL’ARC: Nel 1969 il 6 anni Speed Symboli (Royal Challenger) è stato il primo partente Giapponese nell’Arc De Triomphe, arrivò undicesimo ma verrà ricordato come un vero e proprio pioniere visto che si tratta anche del primo partente per il paese del Sol levante in una corsa Inglese (e che corsa!): le King George sempre nel ’69 vinte da Park Top (Kalydon) con in sella Lester Piggott. Tre anni dopo ci provò Mejiro Musashi (Wallaby) ma nel 1999 fu El Condor Pasa (Kingmambo) a sfiorare seriamente la vittoria. In testa per 2350 metri fu pizzicato dal finale di quel campione che corrisponde al nome di Montjeu (Sadlers Wells). Mai avrebbe pensato l’allora ventenne fantino Masayoshi Ebina (oltre 2500 vittorie in carriera) che quel secondo posto, in una realtà ippica sempre più in espansione, fosse il preludio di una sorta di “maledizione” per i cavalli del suo paese nella corsa Parigina.

Una sorta di “ossessione” per l’Arc culminata dalla trasferta di massa del 2006 con orde di Giapponesi con tanto di bandierine a tifare la loro stella Deep Impact (Sunday Silence) con in sella la leggenda locale Yutaka Take. Il vincitore della loro Triple Crown, favoritissimo al betting, finì solo terzo sul palo e squalificato qualche settimana dopo. Ma niente di tutto ciò appena descritto è paragonabile a quello che successe ad Orfevre (Stay Gold) nel 2012 (video qui). Ancora oggi in diverse interviste il fantino Belga Cristophe Soumillon non si capacita di cosa sia successo in quell’Arc vinto da Solemia (Poliglote). In rete c’è ancora un video simpatico (clicca qui) che racchiude tutte le emozioni di quella corsa, beh forse molto simpatico non è ancora dopo tutti questi anni per chi ha tifato oppure scommesso sul figlio di Stay Gold (Sunday Silence).

Nonostante Deep Impact rimanga la più grande delusione e Orfevre il più grande rammarico bisogna ricordarsi anche di Nakayama Festa (Stay Gold) che nel 2010 con in sella ancora M.Ebina (quattro Arc e due secondi per lui) detiene il poco invidiabile record della sconfitta Giapponese con il minor distacco nella corsa di Longchamp: Corta testa dietro a Workforce (Kings Best) con a bordo un indiavolato Ryan Moore. L’ultimo secondo posto è ancora di Orfevre l’anno successivo ma con molto onore e pochi rimpianti vista la superba affermazione dell’astro nascente Treve (Motivator) che replicò anche nel 2014, quando tutto sembrava portare ad una bella prestazione della giapponese Harp Star, poi giunta quarta ma montata un pò così da Yuga Kawada. I giapponesi stanno arrivando.

TUTTI I CAVALLI GIAPPONESI NELL’ARC DE TRIOMPHE