Maniezzi analizza la vicenda Soumillon

EREVANN ha vinto il Wildenstein con Soumillon: potrebbe essere l’ultimo successo del jockey con la giuba dell’Aga Khan
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La vicenda di Christophe Soumillon è indubbiamente il fatto del giorno. La spallata a Rossa Ryan è stata evidente, le reazioni di tutto il sistema rabbiose. È arrivata la sospensione per 60 giorni da parte dei Commissari, è arrivata la rescissione del contratto da parte dell’Aga Khan, ma i guai per il jockey belga non sono finiti, perché come accade in tutti i Paesi del mondo, il superamento delle venti giornate di appiedamento porta automaticamente al deferimento a quella che in Italia si chiama Commissione di Disciplina e sarà lì che si scoprirà il futuro di Soumillon. Perché ci sarà l’istruttoria che porterà a un “processo”, al termine del quale la punizione potrebbe anche essere incrementata e, per un fatto del genere, potrebbe anche prevedere la revoca della licenza. Un’eventualità assolutamente da non sottovalutare, perché l’eco di quanto accaduto ha fatto il giro del mondo e Christophe è stato etichettato come una sorta di “mostro” dall’opinione pubblica un po’ di tutto il mondo.

Luca Maniezzi è il Presidente dei fantini italiani, è un uomo attentissimo alle questioni di sicurezza in corsa e ci siamo rivolti a lui per avere il punto di vista di un collega su quanto accaduto. «È stato terribile e pericolosissimo. Per fortuna non è accaduto nulla di grave, ma una caduta come quella può portare conseguenze anche fatali a un fantino. Se Rossa Ryan fosse finito a terra di faccia o avesse preso una zoccolata staremmo parlando quasi di omicidio… Questi fatti non dovrebbero accadere mai. Soumillon è stato giustamente punito e ora dovrà fare fronte al giudizio del “tribunale” di France Galop».

La dinamica, evidenziata dalle immagini, mostra chiaramente la botta che ha buttato giù dalla sella Rossa Ryan. «Volevano entrambi tenere la posizione e Soumillon ha dato una spallata dosando male la forza con la quale l’ha fatto. Succede spesso in corsa, si tende ad allargare il braccio, qualche volta a usare la spalla per tenere la posizione, per far capire all’altro che è meglio che prenda in mano il cavallo. Qui la botta è stata eccessiva e clamorosa. Non voglio prendere la parti di Soumillon, che ha sbagliato e basta. Ci sono delle regole scritte che dicono quello che non si può fare e ci sono delle regole non scritte che sono quelle di rispetto per i colleghi, rispetto che è necessario per tenere un limite di sicurezza alle mosse per così dire agonistiche. Soumillon è andato oltre, forse era sotto pressione per la settimana dell’Arc, forse era teso, forse aveva problemi suoi e ha reagito male. Lo dico tenendo presente il lato umano della vita di un fantino, quello che spesso viene sottovalutato. Come ha evidenziato il Racing Post in una bella inchiesta, la nostra vita è dura, in certi casi durissima e in qualche momento frustrante. Il pericolo è dietro l’angolo ogni volta che Sali a cavallo e non a caso per le assicurazioni infortuni di noi fantini valgono le stesse regole di quelle in vigore per i piloti d’aereo. In ogni caso Christophe ha sbagliato e giustamente pagherà, perché ha oltrepassato il limite, ma non giudichiamolo un mostro».

La pericolosità della vita del fantino è sotto gli occhi di tutti. È un’attività ad alto rischio, come quella per esempio dei piloti di MotoGp, che come i jockey, in corsa spesso usano spalla e gomito per difendere la posizione. E in qualche occasione qualcuno ha esagerato, rischiando di provocare incidenti gravi. L’agonismo è il sale dello sport, ma non deve mai portare a comportamenti pericolosi. I fantini lo sanno, ma qualche volta, come è successo a Soumillon, scatta qualcosa di imprevedibile. Colpevole, quindi, ma i mostri sono un’altra cosa…