Dimissioni a valanga, azzerato il vertice Anact

Giuseppe Misto presidente ANACT. Foto Perrucci.
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L’Anact in pratica non c’è più. Sono passati pochi, pochissimi mesi dall’elezione del nuovo Consiglio e del nuovo Presidente Giuseppe Maisto e la nuova compagine è crollata sotto l’effetto di una serie di dimissioni presentate da vice-presidenti e consiglieri che quasi certamente porteranno a una nuova tornata elettorale. Facciamo un passo indietro e ripercorriamo la vicenda, che in pratica inizia verso la fine di agosto, quando i contrasti in seno al vertice dell’Associazione cominciano ad esplodere. Contrasti che, peraltro, si intuivano già dal post-elezioni, ma che sembravano limitati nella portata e nell’intensità, tanto da non far presagire una fine così repentina. A settembre le divisioni si sono accentuate, portando a contrasti sempre più marcati. I primi a rassegnare le dimissioni dal Consiglio sono stati il vice-presidente Francesco Morozzi e il consigliere Enrico Tuci, ma il problema è poi esploso dopo il Consiglio Direttivo di giovedì scorso, a seguito del quale la valanga ha preso velocità. Da lunedì sono arrivate così le dimissioni dell’altro vice-presidente Roberto Toniatti e dei consiglieri Jacopo Brischetto, Nando Pisacane, Ciro Cesarano, Francesco Fraccari e Giuseppe Torrente, completate in mattinata da quelle di Ilaria Vecchi così da portare, a termini di statuto, alla decadenza dell’intero Consiglio, visto che in carica sono rimasti solo in sei sui quindici eletti. Le dimissioni di Morozzi e Tuci erano state motivate attraverso la lettera pubblicata anche sul sito istituzionale dell’Anact ed erano dovute alla vicenda “delle modifiche – apportate da Maisto che non era presente e non presiedeva la riunione – all’ultimo verbale del Consiglio Direttivo che lasciano un’ombra nella prestigiosa storia dell’Anact. La successiva divulgazione del citato verbale presso il Ministero ha creato, e creerà, una frattura difficilmente sanabile con parte degli uffici ministeriali, nostri principali interlocutori”. Non sono ancora note invece le motivazioni delle dimissioni del resto del Consiglio, anche se da qualche impressione raccolta sembra proprio che la frattura con il Presidente e con gli altri consiglieri sia arrivata a livelli insanabili, con posizioni lontanissime e il crollo totale della fiducia reciproca. A mezza voce trapela anche l’accusa a Maisto di essere “troppo legato” ad altre associazioni di categoria…
L’ultimo Consiglio di giovedì ha fatto da detonatore a un’ennesima vicenda che lascia perplessi. E da lì sono partite le azioni. La prima è stata quella di Giuseppe Maisto, che in data 4 ottobre ha indetto per sabato 12 novembre un’Assemblea Generale ordinaria nel corso della quale, oltre ai vari punti all’ordine del giorno, si sussurra che il Presidente vorrebbe portare davanti ai soci il problema dei contrasti con la maggioranza del Consiglio Direttivo. Poi sono però arrivate tutte le dimissioni già citate e secondo lo Statuto dell’Associazione il Consiglio sarebbe decaduto. La palla ora passerà ai Sindaci, che dovranno scegliere quale sarà il percorso che l’Anact dovrà seguire nei prossimi mesi. Da parte di dimissionari c’è ovviamente la richiesta di “trasformare” l’Assemblea generale in nuove Assemblee elettiva in modo da rinnovare il Consiglio e dare un nuovo volto all’Associazione. In questo caso a metà novembre potrebbe svolgersi la nuova tornata elettorale. L’altra strada è quella che prevede prima lo svolgimento dell’Assemblea generale, visto che la convocazione è precedente alle dimissioni, e poi procedere con la nuova tornata elettorale.
La vicenda lascia perplessi perché si tratta di un nuovo colpo duro al settore. In un momento cruciale, nel quale si comincia a delineare il quadro normativo per il 2023, l’assenza di una guida legittimata al 100% per l’Associazione più importante della galassia del trotto è indubbiamente un problema. Poi rimane sempre l’amaro in bocca nel constatare le divisioni che caratterizzano il settore. Divisioni che non fanno altro che indebolire il fronte degli ippici. La “nave” dell’Anact è insomma senza guida nella bufera e tutto quello che è accaduto da momento della tragica scomparsa di Ubaldo La Porta non è stato certo produttivo, né per l’Associazione, né per tutto il settore. A questo punto sarebbe fondamentale fare chiarezza e riprendere una rotta ben definita. Riconsegnando alla storica associazione quella autorevolezza e compattezza che sembra aver perduto attraverso decisioni serie e non affidandosi a mediazioni frutto di pressioni o veti incrociati.