ippodromo di Bologna

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Corse

Nessuna corsa trovata con i parametri immessi

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Storia dell'ippodromo

In Italia, Bologna e il suo ippodromo ricoprì, e tutt’ora ricopre un ruolo di protagonista nell'ippica e in special modo nel trotto grazie alla passione e all’alto grado di specializzazione dei suoi allevatori. L’origine delle corse, intese in senso moderno, sotto le due torri è anteriore al giro di boa del secolo scorso. Le prime furono quelle al trotto che ebbero come teatro il parco della Montagnola. Il più vecchio programma ufficiale delle competizioni al trotto a Bologna è quello della Corsa a Sedioli svoltasi alla Montagnola nel pomeriggio di domenica 20 settembre 1846. Vi presero parte nove concorrenti divisi in tre batterie. Non tutti i cavalli avevano un nome, molti erano indicati solamente con i connotati esteriori o propri della razza. Nella lunga storia del trotto bolognese il periodo che va fino al 1876 rappresenta la fase più schiettamente pioneristica, quella in cui le corse andavano lentamente, ma progressivamente affidando la loro regolamentazione e perdendo quel vago sapore paesano. Inizialmente erano in calendario due giornate di gare all’anno, aperte ai cavalli di ogni razza ed età. La distanza da percorrere era di 2.268 metri, corrispondente a quattro giri di pista della Montagnola. Ad ogni gara erano iscritti nove cavalli divisi in tre batterie. I vincitori di ogni batteria disputavano tra loro la bella per l’aggiudicazione dei premi. Le gare erano disciplinate sulla base del regolamento del 9 gennaio 1868 redatto dai rappresentanti delle società ippiche e dei municipi italiani e approvato dal ministero dell’Agricoltura e Commercio. Le iscrizioni si ricevevano tre giorni prima delle riunioni presso la sede della società delle corse nelle sale superiori del celebre “Caffè dei Cacciatori”, situato in via Rizzoli di fronte alle due Torri e demolito nel 1916 per lavori di ampliamento della strada. I cavalli iscritti erano obbligati a presentarsi il giorno precedente la riunione per sottoporsi ad una prova del percorso al fine di selezionare quelli ammessi alla gara fino ad un massimo di nove. All’inizio delle corse si procedeva alla formazione delle batterie mediante estrazione a sorte. Inoltre per rendere più brillanti le riunioni, era prevista la ripetizione delle gare fra i vincitori delle varie batterie con in palio una bandiera d’onore. Il 15 agosto 1876 segna una tappa fondamentale per la storia dell’ippica felsinea: la data di nascita della Società bolognese per le corse al trotto. Mutati ormai i tempi c’era bisogno di un organismo in grado di offrire tutte le garanzie tecniche e finanziarie per l’allestimento di qualificate competizioni trottistiche e soddisfare così le esigenze di una schiera sempre più folta di utenti. Presidente ed animatore instancabile della nuova società trottistica fu il capitano Giuseppe Ballarini, una delle figure più dinamiche e qualificate dell’ippica italiana e soprattutto del trotting, come si diceva allora. A lui si deve anche la stesura del regolamento delle gare, adottato in seguito da altre società italiane. Dopo sei anni di intensa attività la Società bolognese per le corse la trotto nel 1882 si sciolse per dar vita, l’anno successivo, ad un nuovo organismo che ricalcava il precedente, sia come scopi che come staff direttivo. Quale presidente venne rieletto l’instancabile Ballarini e nessun mutamento si verificò nelle altre cariche sociali. Accanto all’attività ippica la Società trottistica bolognese si rese benemerita per alcune altre iniziative a livello nazionale, tra cui, nel 1885, la fondazione della Consociazione Ippica Italiana con sede a Bologna, divenuta poi nel 1986 Unione Ippica Nazionale spostando la sede a Roma, che impresse un indirizzo comune alle varie società operanti nel settore e garantì un’uniforme regolamentazione delle corse. Essa provvide pure a rendere più agevole la pista della Montagnola, non riuscendo però ad eliminare il difetto maggiore, cioè la sua forma circolare. Per questo la Società pose allo studio il progetto di un nuovo moderno impianto ippico. Ma soprattutto essa rappresentò un preciso e qualificante punto di riferimento per gli altri sodalizi trottistici italiani che modellarono la loro azione sull’esempio bolognese. Alla Montagnola si sostituì l’ubicazione delle corse ai Prati di Caprara ma dopo pochi anni finalmente Bologna ebbe il suo primo vero ippodromo: nel 1988 infatti la Famigli Zappoli realizzò quello che per quarant’anni fu il centro delle corse al trotto bolognesi, l’ippodromo Zappoli. Bologna veniva così a disporre del più moderno ippodromo italiano. Ormai l’Emilia Romagna era la “Culla del Trotto”. La gara di maggior spicco dei primi anni di vita dell’ippodromo Zappoli fu certamente il Derby Bolognese, diventato governativo nel 1891, che fece del capoluogo emiliano una delle stelle di prima grandezza del firmamento ippico nazionale. Nel 1924 l’ippodromo fu venduto e nel 1928, dopo quindi quarant’anni di attività, venne smantellato per far posto a nuovi insediamenti edilizi. Bologna rimase per quattro anni senza corse, ma in questo lasso di tempo si individuò un’area per la costruzione di un nuovo ippodromo e si realizzò il progetto, con l’aiuto determinante del Comune. Nel 1933 infatti l’Amministrazione Comunale acquisì direttamente l’ippodromo dopo il fallimento della Società Ippica Bolognese che lo aveva costruito ed inaugurato nel 1932. Nasce così l’ippodromo dell’Arcoveggio, ancora oggi dopo oltre 80 anni “tempio” del trotto a Bologna. Nel 1943 l’Arcoveggio fu bombardato e vi furono due anni d’interruzione. Nel 1946 ripartì gestito dal Comitato Bolognese Corse al Trotto fino al 1958 quando assume la gestione dell’Arcoveggio, armonizzandola con quella dell’Ippodromo del Savio di Cesena, la Società Cesenate Corse al Trotto: è l’ingegner Riccardo Grassi che si aggiudica l’asta indetta dal Comune di Bologna. Oggi suo figlio ingegner Tomaso Grassi è alla guida della società. Appena subentrata la cesenate realizzò diversi lavori per migliorare gli impianti e si adoperò al rilancio negli ambienti trottistici internazionali, attivando e sviluppando il movimento generale di competizioni e di gioco, fino a farne uno dei maggiori ippodromi d’Italia, secondo soltanto a quello milanese. Trascorsi ben ottant'anni di spettacolo all'ombra delle due torri, l'Ippodromo Arcoveggio conserva e rinnova inalterato il suo fascino.

Struttura

All'ippodromo Arcoveggio di Bologna tutti gli spettatori possono godere lo spettacolo delle corse dal maxi-schermo digitale di 35 mq e dagli oltre 200 tra monitor e tv lcd da 55″ disposti nei punti di maggiore afflusso della struttura. L’accesso e la fruizione per gli spettatori disabili sono garantiti anche da ascensori che portano direttamente alla terrazza superiore della tribuna, al Ristorante ed alla Club House. L’ippodromo è attrezzato per lo svolgimento di corse in notturna, con adeguato impianto d’illuminazione. Sei telecamere riprendono le corse; il pubblico può seguire in qualsiasi punto dell’ippodromo le competizioni e le quote del totalizzatore e a quota fissa. L’ippodromo è dotato di due autostart e di un videofinish di nuova tecnologia, dello stesso tipo in uso nelle più recenti Olimpiadi invernali. Tutte le scommesse al totalizzatore sono gestite elettronicamente da 100 terminali, 10 dei quali palmari. Inoltre l'ippodromo di Bologna dispone di un ristorante panoramico sulla pista, il Ristorante Hippogrifus che propone propone menù tradizionali bolognesi come specialità nazionali e ricette rivisitate con gusto e fantasia, sempre utilizzando materie prime di alta qualità, di terra e di mare. Location ideale per eventi e meeting aziendali. Della Trattoria delle Scuderie ideale per pranzi veloci ma gustosi a bordo pista, a stretto contatto con l’atmosfera delle Scuderie, offrendo sia una sala con self-service che una saletta riservata con ampia scelta di menù alla carta ed offre anche la possibilità di organizzare cene ed eventi per gruppi e aziende. Inoltre  il Ristorante HippoGrifus, la Trattoria delle Scuderie e l’ampio salone dell’Ippodromo Arcoveggio sono dotati di ampi Bar, Zona Caffetteria e Tavola Calda. Dal 1999 all’Arcoveggio non ci sono più cavalli stanziali, avendo a disposizione il nuovo Centro di Allenamento Ippocampus, sito nel limitrofo Comune di Castel San Pietro Terme (BO), in Via Mori 2300. E’ stata così effettuata una trasformazione della struttura che ha permesso sia di migliorare l’accoglienza dei cavalli partecipanti alle corse che di estendere la zona per il pubblico, fino alla zona scuderie, di fronte all’isolamento per i cavalli di gran premi e tris. La scuderia “Gran Premi” ha 3 docce per cavalli e 32 box. Il resto del settore scuderie (140 box) comprende 14 sellerie, 2 mascalcie, servizio veterinario, ambulatorio veterinario, boxes di isolamento, docce per i guidatori, servizi per il personale, la trattoria degli artieri e parcheggio riservato.

Come raggiungerlo

La pista del trotto

La pista da corsa è particolarmente veloce, sulla sua sabbia sono stati fissati numerosi primati, anche mondiali: nessun altro ippodromo italiano vanta tale numero di record mondiali imbattuti, dal 2014 al 2018 sono ben quattro. Lunga 800 metri ad un metro dalla corda interna, ha una larghezza massima della retta di arrivo di 25,23 metri ed una minima, nella curva tra retta d’arrivo e retta opposta di 22,08 metri. È dotata di racchette per le partenze ai nastri con resa di metri sia sulla distanza dei 1600 che dei 2000 metri. Nella dirittura di arrivo è stata realizzata la “via libera” (open stretch), che aggiunge pathos fino all’ultimo metro della corsa, consentendo di sorpassare dall’interno il cavallo in testa. Il fondo pista è composto di vari strati di sabbia di opportuna granulometria, con sottofondo e strato superficiale in sabbiella delle cave di Imola Marzana ed in miscela di sabbia pozzolanica e lapillo, materiale quest’ultimo ottimamente drenante.

Arrivo

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Record pista trotto

02/06/2020 - VERNISSAGE GRIF 1.10.2
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