Questione Trenno, è battaglia. L’appello di Frankie Dettori: “Tre motivi per non chiudere”

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La battaglia di Trenno torna ad esplodere in piena estate. Nei giorni scorsi sono state recapitate le lettere nelle quali Snaitech intima ai trainer che non hanno sottoscritto il contratto di lasciare libere le scuderie entro 120 giorni. Nel caso della Grizzetti Bruno Grizzetti, a cui era stato comunicato il recesso a marzo, lo sgombero sarebbe stato obbligato da giovedì mattina e la lettera recapitata afferma che il team non è più legittimato ad ottenere i servizi resi da Snaitech Spa, né a fruire degli spazi del centro di allenamento.

A tal proposito, Frankie Dettori ha voluto rendere noto il suo parere in merito esprimendosi sul numero di Jour de Galop di venerdì sulla questione e a domanda sulla ipotesi di chiusura ha detto: «Sono nato a Milano, sono cresciuto a Trenno, lo stesso luogo dove sono salito in sella a un purosangue per la prima volta. I miei amici d’infanzia lavorano in quelle scuderie. Le mie radici sono lì. Mio padre Gianfranco quando è arrivato a Milano, ha abitato in una delle camere sopra le scuderie. Era all’inizio della carriera, quando cercava un lavoro… E lavorando duramente è diventato un fantino. Senza il centro di Trenno non avrebbe avuto alcuna chance. Non ci sarebbe stato Gianfranco Dettori e nemmeno Lanfranco Dettori, visto che ho scelto questo mestiere per seguire le orme di mio padre. È successo anche a tanti miei amici, che non hanno avuto la mia stessa fortuna, ma che continuano a guadagnarsi il pane con i cavalli e le corse. La grande epoca non c’è più, certo, ma se il centro di Trenno dovesse essere chiuso sarebbe una catastrofe. Non sparirebbero solo migliaia di posti di lavoro, ma potrebbe scomparire tutta una serie di professioni specifiche. Sono triste quando parlo con i miei amici a Milano, penso a loro. Non trovo una giustificazione a questo progetto. La chiusura del centro è illogica e per tre buone ragioni. La prima è di ordine sociale: non si possono perdere dei posti di lavoro perché la delocalizzazione porterebbe a questo, né uccidere delle professioni. La seconda è di ordine storico: le corse a Milano esistono da oltre 150 anni equeste azioni andrebbero a colpire tutto il galoppo italiano, visto che senza il centro di Trenno le corse rischierebbero di sparire. La terza è ecologica: San Siro e Trenno sono il polmone verde di una città che continua a cementificarsi, Milano è bisogno di questo? La gente, dopo il Coronavirus, vuole respirare, vivere meglio».

L’articolo originale a firma di FRANCO RAIMONDI lo trovate cliccando QUI.