Decreto con addizionale per cassa Covid 0,50%, una mazzata per il gioco ippico. Gli esempi ed i rischi

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Esattamente cinquant’anni dopo la battaglia che tutta l’’ippica fece contro il Decreto Preti che introduceva un prelievo addizionale sulle scommesse che rischiava di mettere in ginocchio il settore e paradossalmente di ridurre il gettito dello Stato, l’emergenza Covid ha spinto il Governo a introdurre una tassa pari allo 0,5% del movimento complessivo sulle scommesse.

La finalità, finanziare le casse dello Stato di fronte a una situazione a dir poco pesante, è indiscutibile, ma per l’ippica questo provvedimento rischia di essere un altro (l’ennesimo) colpo durissimo. Il Decreto Direttoriale firmato dal numero uno di Aams, Minella, che trovate qui sotto, non ha certo l’’effetto (esattamente come per le altre scommesse) di un prelievo frazionario come potrebbe apparire, in quanto si riferisce al volume complessivo della raccolta. E va a sommarsi a quei prelievi che per l’ippica sono già bulgari ovvero il 47% come ad esempio per le scommesse a quota fissa online, quindi il doppio rispetto alle altre.

Facciamo un esempio… Se su una corsa vengono giocati 10mila euro, l’’addizionale viene calcolata su di essi e quindi 500 vengono prelevati a titolo di imposta. Ammettiamo che il concessionario abbia un margine lordo del 15% (paga quindi 8.500 ai giocatori) e dovendo versare il 47% sui 1.500 rimanenti (705 euro) si arriva a quota 795 euro lordi, dai quali bisogna però sottrarre i 500 di addizionale, con il risultato di arrivare a un margine lordo di 295 euro… E poi parliamo di sviluppo?

Ricordiamo che gli introiti delle scommesse per l’ippica sono un mezzo per finanziare una filiera completa, ma chi accetterà scommesse sulle corse con questo ennesimo balzello? MT