Storia nel deserto

Binocolo puntato
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La storia dell’ippica si scrive con le imprese dei cavalli e degli uomini. E si legge anche con i ricordi. Solo così si può capire il significato profondo di questo mondo, rivolto al futuro ma con le radici ben piantate nel passato. E la strana domenica di Torino, quella dell’Orsi Mangelli disputato davanti alla tribuna deserta, è un capitolo tutto da rileggere. Con lo sguardo rivolto al domani, ma anche ripercorrendo il passato. Passato che non può prescindere dal nome della corsa, perché Orsi Mangelli è essa stessa la storia dell’ippica italiana. Per le vittorie, ma anche per la legge che la ha lanciata nella nuova era. E in questo momento storico, nel quale si parla di riforma dell’ippica, è giusto ricordare quella originale, fatta a pezzi dagli uomini più che dal tempo. Passato che non può prescindere dal nome del vincitore, Bepi Bi. Alfiere di un altro team assolutamente fondamentale negli ultimi 50 anni di storia dell’ippica che porta il nomignolo di Giuseppe Biasuzzi, il Paròn, l’uomo che ha creato la formazione rosso-verdee la cui opera continua ancora oggi attraverso il figlio Mauro. Bepi Bi ha perso di poco il Derby, ma nella domenica di Torino è diventato il numero 1 dei 3 anni italiani in un arrivo che ha confermato anche quello del Derby grazie all’ottimo secondo posto di Bleff Dipa, con il quale il pupillo di Holger Ehlert ha confermato di non essere una meteora.

L’articolo completo lo potete trovare nell’edizione di Trotto&Turf di martedì 3 novembre.

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