Il gioco dell’oca

Binocolo puntato
Share

Il 2020 sul fronte politico ippico ha sostanzialmente ripercorso le strade già più volte battute. Una sorta di gioco dell’oca nel quale il settore si è trovato a fine anno praticamente al punto di partenza. Con una novità piuttosto significativa: si è iniziato seriamente (forse) a parlare di riforma del settore. Lo si è fatto partendo da una domanda fondamentale, scaturita nei 3 mesi di lockdown totale, quella relativa a cos’è l’ippica… Il dibattito non si è ancora concluso, le opzioni sono diverse e fondamentalmente ancora tutte sul tavolo. Ma quantomeno la riflessione è in atto. Da una parte c’è il partito che punta a considerare l’ippica uno sport, un fronte che ha portato durante l’estate al tentativo di colpo di mano ferragostano. Quello attuato per portare il settore sotto l’egida del Coni, in una formula tutta da definire. Il blitz politico ha provocato una forte reazione da parte di tutte le categorie ippiche e lo scontro è proseguito per quasi tutto l’autunno, con qualche distinguo e diversi confronti, fra i quali quello con il Sottosegretario Giuseppe L’Abbate che ha presentato a settembre una sua proposta di riforma. Dopo il niet degli ippici, non sufficientemente coinvolti nell’operazione, anche lo schema L’Abbate è sparito dai radar, ma la questione è aperta, anche perché dall’altra parte c’è il progetto di legge Gadda (dal nome della prima firmataria) che punterebbe ad creare una filiera del cavallo a carattere sostanzialmente agricolo. Questo tipo di impostazione è stata decisamente apprezzata dagli ippici, allevatori in primis, che da anni considerano il modello francese (filiera agricola) come quello che porterebbe i maggiori vantaggi operativi ed economici all’intero settore. Difficile capire oggi come andrà a finire, anche perché i forti traballamenti della maggioranza di Governo rischiano di portare a cambiamenti politici che probabilmente rinvierebbero qualsiasi progetto a una nuova legislatura. Intanto il settore rimane gestito dal Mipaaf, con qualche certezza (il contributo pubblico che garantisce le risorse), ma anche tanti problemi.