Condannati all’abbandono

Mandrake
Share

C’era una volta Tor di Valle, ippodromo capitolino del trotto, uno dei maggiori e più fascinosi impianti italiani, salotto buono dei romani nelle domeniche di sole, dove ancora oggi riecheggiano le parole delle telecronache per la Rai (quando si occupava di ippica) di Alberto Giubilo. Là dove c’era l’erba (e la pista) ora non c’è lo stadio della Roma promesso ma solo la pace delle erbacce e dei detriti. Nei giorni scorsi il tribunale di Roma ha emesso la sentenza di condanna (tre anni di reclusione) per Gaetano Papalia, presidente della società che gestiva Tor di Valle, per bancarotta patrimoniale. Sono passati otto anni da quando il tempio del trotto romano ha chiuso i battenti. Ma la pena peggiore, a parte quella comminata dal tribunale, è la condanna all’abbandono a cui sono destinati troppi ippodromi italiani.