Les italiens ancora a segno

Binocolo puntato
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Non è la prima volta che celebriamo le vittorie degli italiani all’estero. E probabilmente non sarà neppure l’ultima. Perché i nostri emigrati continuano a raccogliere risultati importanti, continuano a conquistare vittorie prestigiose in teatri mondiali giocando sempre con formazioni che sono lontane anni luce da quelle dei grossi team esteri. Già, perché i trainer italiani in azione fuori dai nostri confini sono costretti a confrontarsi con scuderie che sembrano il Paris Saint-Germain, squadre che acquistano campioni a cifre iperboliche con roster nei quali il cavallo costato meno probabilmente costa come una decina di quelli che sono in training dai nostri connazionali. Una sfida impari, nella quale però grazie all’intuito e le capacità, riescono qualche volta addirittura a primeggiare, come ha fatto Gianluca Bietolini a Deauville con la sua Grand Glory capace di vincere il Jean Romanet. Le lacrime di gioia di Gianluca sono una delle immagini più belle del galoppo italiano di questi ultimi anni.

Sono l’immagine di un giovane trainer che è stato capace di conquistare un successo al massimo livello nel cuore di un meeting che rimane fra i più importanti del mondo. Il tutto con una cavalla costata tre cocomeri e un peperone che veste la giubba di una scuderia italoamericana e con in sella l’italianissimo Cristian Demuro. Tant’Italia, insomma, anche se costretta a vivere fuori dai confini. Italia che ormai è stabilmente rappresentata in Francia da una moltitudine di allenatori e di operatori che hanno deciso di lasciare il nostro Paese e di cercare fortuna in un luogo che è appena al di là delle alpi ma che per organizzazione ippica appare quasi su Marte rispetto a quanto accade qui da noi. In Francia il sistema funziona, i premi sono altissimi, ma non è scontato riuscire ad emergere, perché il livello di competitività è decisamente alto e nel circuito principale, quello degli ippodromi parigini che comprende anche Deauville, spesso addirittura proibitivo.

Perché lì ci sono gli squadroni come quello di André Fabre o di Jean-Claude Rouget e tanti altri team fortissimi tanto che talvolta una semplice maiden a Longchamp o Chantilly diventa una parata di puledri dalle genealogie impressionanti. Emergere in Francia insomma non è facile o meglio è davvero difficile, ma c’è la possibilità di riuscirci e a dimostrarlo sono proprio i nostri ragazzi che hanno avuto il coraggio di provarci e la forza di raggiungere i risultati. Perché poi la ruota gira, i successi attirano l’attenzione, arriva qualche cavallo importante e se si è bravi si può davvero imboccare la strada giusta, quella che porta in alto, magari anche in altissimo. Diversi fantini italiani sono delle superstar e anche i trainer riescono a fare bene, anzi benissimo vista la disparità di materiale a disposizione. E lo dimostra anche l’ottima prova di Baghed nel Morny, in quello che è il clou in tema di velocità per i 2 anni europei, nel quale l’allievo di Vincenzo Fazio ha chiuso a 2 lunghezze e mezza dal vincitore. Non ha certo fatto brutta figura il portacolori di Manila Illuminati che ha portato ancora più in alto la linea dei Primi Passi vinto da Windstormblack.