Il bello dell’Asta

Binocolo puntato
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Sabato sera, alla premiazione dei capilista degli allevatori italiani, il sorriso dominava i volti di quasi tutti i presenti. Non solo dei premiati visto che si trattava dei vincitori del 2020, perché la soddisfazione del post-asta era decisamente palpabile. “Avrei firmato per un risultato anche meno eccellente”, diceva Gianpiero Soccini, il Presidente della Sga, che insieme al numero uno dell’Anac, Mattia Cadrobbi, ha raccolto il frutto di mesi di lavoro. Alla fine il volume di vendite ha superato quota 1,8 milioni, ma Soccini, oltre alla soddisfazione, rimane realista. “Il punto cruciale è che abbiamo pochi nati, troppo pochi per tenere alto il mercato. Dobbiamo trovare soluzioni, anche per l’Asta perché con i numeri che abbiamo si fa decisamente fatica” le parole del numero uno di Sga, che è stato protagonista anche dall’altro lato del ring, in veste di acquirente con i soci Barbarito e Borsani.

C’è poco da fare… La passione e la voglia di essere proprietari di cavalli, inseguendo ilsogno di una vittoria, è più forte di tutto, anche dei tanti, troppi, ostacoli che si innalzano quasi ogni giorno di fronte agli ippici. Al pagamento dei premi si è aggiunto lo stop di San Siro, quella meravigliosa cattedrale dell’ippica che sabato sera ospitava la cena e che era e rimane nel cuore di tutti, operatori e appassionati. Quel San Siro che forse è destinato a cambiare faccia da metà novembre, con il possibile inizio dei lavori per creare le nuove piste e il campo di equitazione che sarà al centro del progetto. Quel San Siro che forse rimarrà solitario nel tenere viva l’ippica a Milano dopo quello che sarà il passo definitivo d’addio a un sistema che un tempo era una parte importante della città e che in futuro sarà solo un impianto polifunzionale che vivrà con i cavalli i giorni di attività. Cambia tutto, insomma, ma la fiammella della passione era e rimane accesa, con il bilancio delle prime due sessioni di vendite degli yearling che raggiunge quota 7 milioni di euro, un risultato decisamente importante, forse anche inatteso, ma utile a testimoniare ancora una volta come il settore sia assolutamente vivo e pieno di voglia di rilancio.

Non vogliamo essere retorici, utilizzare paroloni che sarebbero fuori luogo, ma semplicemente testimoniare ancora una volta come l’ippica italiana viaggi a velocità diverse. Da una parte ci sono la maggioranza degli operatori e una parte degli ippodromi che scommettono sul futuro del settore, che affrontano con passione ed entusiasmo le battaglie che quasi ogni giorno si presentano davanti a loro.. Dall’altra la struttura gestionale e l’altra parte degli ippodromi che frenano inesorabilmente la dinamicità di un comparto che potrebbe ancora correre veloce. E con questo atteggiamento, frutto di regole inapplicabili o semplicemente sbagliate, deriva la maggioranza dei problemi che continuano ad essere irrisolti. Ci sono proprietari che investono ogni anno centinaia di migliaia di euro in puledri che magari andranno in pista fra quasi un anno. Cavalli che rappresentano un sogno, certo non una certezza. Persone che fanno dell’entusiasmo e dell’impegno una parte importante della loro vita ippica e che si vedono “limitati da una burocrazia incombente o da pseudo-imprenditori che sfruttano il settore medianti sapienti opere di milking. E questo fa rabbia, perché le potenzialità erano e rimangono alte, così come l’ingenuità evidente in parecchie situazioni nelle quali gli squali diventano predominanti.