Nord ippico da salvare

Binocolo puntato
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Nel panorama dell’economia italiana il Nord è considerato la locomotiva e il Sud quella parte del Paese da rilanciare. In particolare la Lombardia ha un ruolo fondamentale nel contesto produttivo, con un Pil che nel 2019 (dati Istat) è stato il 22,3% di quello totale italiano. Una potenzialità economica, insomma, decisamente significativa nel Paese, che nell’ippica si è sempre riflessa nel peso dei proprietari di galoppo e trotto nel complesso del settore. Proprietari che gravitavano intorno alle due cattedrali milanesi (San Siro trotto e galoppo) con lo sfogo estivo di Varese e che utilizzavano gli ippodromi prima e diversi centri di allenamento poi come luogo per il training dei cavalli. La Lombardia è anche Regione di allevamenti e basta scorrere le liste delle Aste per ritrovare tanti, tantissimi complessi di alta qualità nelle varie provincie. E, per opportuna conoscenza, è anche la Regione chiara leader nella raccolta delle scommesse, ippiche e non solo ippiche.

Dall’altra parte la Lombardia è anche la Regione mediamente più cara d’Italia, quella con il costo dei terreni e del lavoro più alti e questo per i proprietari di cavalli significa avere un carico di costi che va stimato superiore a qualsiasi altra zona italiana. Una situazione che in pratica rimane in una sorta di equilibrio economico decisamente precario e che resta in positivo solo considerando la grande tradizione, la passione e la gratificazione dei proprietari nel vincere corse in ippodromi prestigiosi. Ma la locomotiva Lombardia oggi è tragicamente quasi ferma su un binario morto. San Siro trotto ha lasciato il posto alla Maura, che non è certo un luogo gratificante per un proprietario, e San Siro galoppo in questo momento è addirittura chiuso fino a nuovo ordine per i problemi alla pista.

Prima ancora della chiusura del trotto, è stata smantellata la funzione di allenamento a San Siro e anche Trenno ha perso prima la pista della Maura, poi altri pezzi ed ora è malinconicamente quasi vuoto, con i trainer rimasti che, fra un contratto oneroso e le strutture che non sono più quelle di una volta, hanno prima cercato nuove case ed ora, con lo stop al galoppo, cominciano a pensare di trasferirsi, forse in via definitiva, verso altri luoghi, depauperando ulteriormente il parco cavalli e proprietari locale. La locomotiva Lombardia ha pagato a caro prezzo il gioco al ribasso su Milano ed è in grave sofferenza da anni. Oggi la Regione più importante d’Italia può contare solo sulla Maura in fase di smobilitazione e su una Varese che dovrebbe prima di tutto sapere cosa fare da grande e poi decidere se effettuare un salto di qualità. Il tutto ovviamente con un progetto per il San Siro del futuro apparentemente ambizioso ma anche in parte ancora da scoprire nei dettagli e soprattutto pieno di interrogativi, visto che gli impianti misti fino ad oggi si sono rivelati magari produttivi per i gestori ma non hanno incontrato gradimento da parte del pubblico. Qui oltre a far convivere galoppo e trotto (difficile) il piano è quello di inserire anche l’equitazione e non sarà una passeggiata visto che alla fine una parte fondamentale dell’attività dovrebbe svolgersi in pochi mesi… Intanto c’è da tamponare una situazione che rischia di avere conseguenze pesantissime per tutto il settore. C’è innanzitutto da decidere al più presto cosa sarà della riunione di Milano a partire dal dopo 3 di ottobre. E c’è da farlo con lucidità, perché c’è da pensare innanzitutto agli operatori e da tenere presente che in una stagione climatica delicata come quella che si andrà ad affrontare un qualsiasi azzardo potrebbe avere ripercussioni tragiche anche sulla primavera