C’è tanto da raccontare

Binocolo puntato
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L’ippica, in Italia e nel mondo, è un settore che spesso regala tante storie da raccontare. Ed è quello che cerchiamo di fare ogni settimana su Equos. Perché se è vero che ci sono le corse da analizzare, ci sono da leggere i partenti e le prestazioni, da scegliere i favoriti e quindi i cavalli sui quali piazzare una scommessa, è altrettanto vero che è profondamente sbagliato rinchiudere trotto e galoppo in una scatola nella quale contano solo chi vince e chi perde, le quote o tutto quanto fa parte (purtroppo) di un immaginario collettivo che vede il nostro settore come una arida macchina da gioco.

Non siamo contro le scommesse, anzi da sempre pensiamo che siano uno degli aspetti più affascinanti del nostro mondo. Ma il gioco era e deve essere un mezzo, non il fine. Perché il ribaltamento di quest’ultimo concetto, operato da una mano sapiente negli anni ’90, non ha fatto altro che azzerare l’immagine del settore, che con questa mossa è stato identificato solo come un “produttore di gioco”. E così, quando sul mercato sono apparse le scommesse sportive prima e le slot machines (comprese videolottery e virtuali) poi, l’ippica è finita in un angolino, perché non competitiva con le mostruose raccolte operate dagli altri mezzi.

 In realtà l’ippica è di tutto e di più. È cultura, agricoltura, sport e spettacolo e le storie che raccontiamo non fanno altro che sottolineare quanto valore abbia l’universo che ruota intorno al cavallo atleta. A quello splendido animale che qui viene utilizzato al massimo della sua espressione sportiva. In questo numero parliamo di una saga di famiglia francese, quella che ha portato al vincitore dell’Amérique 2022 Davidson Du Pont, una storia che parte da lontano e che lega il giovane Nicolas Bazire con il nonno Jean-Yves Rayon, un tempo.