Race anatomy del Derby: Desert Crown, 124 dal Racing Post, e Vadeni valeur di 56 (124 parametrato), sono sul trono d’Europa. Il punto

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Quanti Derby si sono sin qui disputati? Ben 3, se prendiamo in considerazione quelli europei. Quello italiano, il primo, sui 2200 metri della pista grande. Poi c’è stato “The Derby”, quello inglese, di sabato scorso sui 2400 metri “reali” ed il giorno dopo quello francese a Chantilly, il Prix du Jockey Club G1, sui 2100 metri. Tre distanze diverse, ma a tenere banco in Francia c’è stato un dibattito sulla differenza di valori tra i vari derbyes e l’importanza di questi in relazione a dinamiche commerciali diverse. Il Jockey Club, si legge tra vari autorevoli commenti, è un legato alla vendita delle monte, mentre il Derby vero crea campioni. Siamo d’accordo fino ad un certo punto ma questo è argomento di grande discussione che dovrebbe essere approfondito in una trasmissione apposita o in un cenacolo di ippici doc. Sta di fatto che mancano ancora il Derby tedesco e quello irlandese, tra i più importanti. L’industria si sta modernizzando, ma la cara grande tradizione va in ogni modo preservata perchè le radici sono importanti. Il mondo dell’ippica è cambiato e va in tantissime direzioni con mille appuntamenti in giro per il mondo. Il vero campione, alla fine della fiera, si realizza e concretizza nel confronto intergenerazionale. King George (in risalita) e l’Arc (in leggero ribasso), sono e restano summit di pregio sui 2400. Basti guardare gli albi d’oro, nessun discorso prevenuto. Ma cavalli commercialmente esposti attualmente in Europa si sono distinti in corse intorno al doppio chilometro. È tutta una questione di industria e selezione. 

Torniamo al Derby, che è sempre il Derby. Secondo un estratto dell’articolo del Trotto & Turf di oggi a firma di Giorgio Vitali. “Come ogni anno ci si domanda: quanto vale il vincitore del Derby di Epsom? Gli handicapper hanno attribuito a Desert Crown (Nathaniel) una valutazione di pochissimo inferiore a quella di Golden Horn: 124+, comunque la più alta degli ultimi tempi. Le impressioni sono individuali: ha vinto un cavallo alla terza corsa in carriera, cosa che perfino Stoute considerava senza precedenti. Quindi è un cavallo buono, o buonissimo. Ha battuto però quello che sembra essere un campo piuttosto debole: non tanto per la disfatta del Coolmore, ma per la mancanza di competitività dei rivali”.

Obiettivo? Lo sapremo a breve. Aggiungiamo noi che vincere ad Epsom conferisce, a prescindere dal valore, un risultato minimo di 120. In Italia il nostro Derby ha lanciato Ardakan (Reliable Man), insieme con Tempesti (Albert Dock), hanno guadagnato un 113. Facendo conti che non servono a nulla, ma solo a teorizzare, è come se valessero il quarto posto ad Epsom. Ci sta. Ma la curiosità è appunto rivedere i due che a Roma si sono staccati nitidi rispetto al terzo arrivato. Ardakan è favorito del Derby tedesco di Amburgo (3 Luglio, una domenica), mentre su Tempesti pende ancora il dubbio se correre contro gli anziani del Milano G2 il 30 Giugno o attendere la Francia prima di giocarsi tutte le cartucce in autunno, con i terreni che giocheranno un ruolo fondamentale nella sua riuscita. 

Nella foto Vadeni

Andiamo in Francia. Il Prix du Jockey Club G1 ha visto la vittoria di Vadeni (Churchill) in stile da record per i colori di una casacca classica (100 anni di attività) come quella dell’Aga Khan. In valore del Prix du Jockey Club parte dal vincitore, che ha risolto con 5 lunghezze di margine come mai non era successo prima. Vadeni è un crack? Lo scopriremo solo vivendo. Gli handicapper di France Galop hanno preso atto, assegnando a Vadeni un valeur di 56 (ossia 124) che lo issa sul trono dei 3 anni d’Europa, in coabitazione con Desert Crown. Chissà se vedremo nell’Arc de Triomphe lo scontro fra i due… 

Intanto Vadeni andrà a caccia dell’Eugene Adam del 16 Luglio a Saint-Cloud (2000 metri, G2, stesso obiettivo di Tempesti?) o Guillame D’Ornano G2 del 15 Agosto a Deauville, stesso contesto. E poi farà la trafila che fece Almanzor, secondo quanto riferito da Jean Claude Rouget, e dunque passando per le Irish Champion Stakes e poi puntare alle Champion Stakes, o proprio all’Arc. Nel frattempo Desert Crown è un cavallo genuino da miglio e mezzo? Oppure il meglio lo da sul doppio chilometro? Il cambio di marcia, abbinato alla poca esperienza, dice che può essere tutto. Dietro l’angolo ci sono, nell’ordine, Royal Ascot, Eclipse di Sandown, le King George, Goodwood ed il suo meeting, e poi a Settembre i trials verso l’Arc (Niel per i 3 anni) oppure Leopardstown ed ancora il Champion Day di Ascot, senza considerare la Breeders in America. Dite la vostra.

Insomma sarà una estate tutta da gustare e da vivere intensamente. Viva le corse dei cavalli, evviva il galoppo.