Sila-Dormello, sfida fra giubbe storiche

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Oggi a Capannelle Bruegel e Il Grande Gatsby si sfideranno in pista. E sarà anche l’occasione per ritrovare un match fra due giubbe prestigiose come quella della Dormello Olgiata e della Razza della Sila, una sfida che Mario Berardelli ha raccontato su Trotto & Turf.

Album dei ricordi. Milano, giugno 1951, la corsa della verità. Tale è stata sempre
considerato il Gran Premio d’Italia fino a quando il Derby è stato riservato soltanto
agli indigeni. I 2400 della pista di San Siro, forse la più selettiva dirittura del
continente, assumevano le sembianze della corte di Cassazione, inappellabili. Nuccio
non aveva potuto correre il Nastro Azzurro ma nel Repubblica aveva sconfitto Scai e
Stigliano. Daumier era il chiaro capofila della generazione, annunciato Campione
dalla carriera dei 2 anni che si completava nell’assunto probante nel Gran Criterium.
La marcia a 3 anni era stata di nuovo trionfale e alle Capannelle aveva fatto sua la
classicissima sconfiggendo Scai e Cogitor. Daumier aveva una genealogia da sballo:
Niccolò dell’Arca, fratellastro di Nearco frenato solo dalla guerra, e soprattutto una
sezione materna regale. Infatti la madre, Donatella, era tre quarti sorella di Donatello,
nientemeno. Nasceva infatti da Mahmoud (un Blenheim, come Donatello) e Delleana.
Daumier sembrava il cavallo perfetto creato da Federico Tesio per coronare il sogno
della Gold Cup (ci riuscì poi Bottcelli). Nuccio aveva un ottimo padre, Traghetto era
uno splendido Cavaliere d’Arpino (altra grande creazione del Senatore), mentre la
madre Talma la si deve al genio di Luchino Visconti che la cedette a Mantovani
quando nel ‘36 se ne andò a Parigi per fare l’assistente di Jean Renoir. Il problema di
Nuccio era la proletaria sezione materna, oggi sui cataloghi sarebbe tutta in carattere
bianco. La sfida straordinaria nell’Italia si concluse con l’affermazione perentoria di
Nuccio, condotto al rientro alle redini da Guido Berardelli. Cogitor fu secondo e a
Daumier restò il terzo posto. In quel momento Guido Berardelli comprese,
genialmente e follemente per i più, che Nuccio sarebbe stato un cavallo
internazionale. Non esitò, lo trasferì da François Mathet, poi approdò dal giovane e
allora tutto da scoprire Alec Head. Osarono l’Arc e Nuccio cedette solo a Tantième
ma l’anno dopo, venduto all’Aga Khan con una piccola percentuale rimasta a Guido
Berardelli, Nuccio trionfò prima nella Coronation Cup e poi, battendo La Mirambule,
ancora nell’Arco di Trionfo. Razza della Sila contro Dormello. Malgrado la
venerazione assoluta che Guido Berardelli aveva per il Mago di Dormello, di cui fu
allievo, anzi forse proprio per questo cercò spesso il confronto e la sfida nei
pochissimi anni di vita che restavano al Senatore.
Il Grande Gatsby e Breughel onestamente non sono Nuccio e Daumier (magari!).
Eppure ecco il modo giusto di leggere la sfida di questo pomeriggio alle Capannelle
sui 1400 e contro altri avversari pronti allo sgambetto, sia chiaro. Come un recupero
prezioso di un pezzo della nostra Storia del Turf perché, ricordatelo bene, saranno
solo le nostre radici colte a indicarci la strada per disegnare convenientemente il
domani del nostro mondo. Operazione che ovviamente spetta ai giovani. Chi vincerà
questo pomeriggio potrà allungare con pretese nel successivo Vittorio di Capua,
possibile traguardo di selezione, lo scopo di tutta la vita dei veri ippici, su tutti
l’immenso Federico Tesio, e già che ci siamo ricordate che domenica celebreremo
anche Felice Scheibler, il primo rivale del Mago di Dormello.

Guido Berardelli
Federico Tesio