Alberto Sanna, orgoglio e riscatto! L’intervista esclusiva, la voglia di tornare ad Hong Kong e la primavera italiana

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Orgoglio e riscatto. Alberto Sanna ha dato spazio a tutta la sua emotività sul traguardo dell’Amir Trophy G1 in sella a Russian Emperor. Il jockey italiano è sbottato in un pianto dirotto e non ha potuto contenere le sue emozioni dopo aver dato una monta perfetta all’ex Ballydoyle Russian Emperor, da qualche anno allenato ad Hong Kong per proprietari locali. Per lui questa è stata una vittoria molto significativa, soprattutto per il rapporto che lo legava con l’ex colonia britannica.

Il motivo è presto detto e lo ha raccontato lui stesso sulle colonne del sito Asian Racing Report, che trovate più sotto nella versione completa.

Sanna faceva parte della competitiva schiera di fantini impegnati ad Hong Kong e lo è stato per due stagioni, fino a quando a peggiorare le cose è stata una sospensione di 10 convegni alla fine del 2019 a causa della severità, eccessiva, dei funzionari dell’Hong Jockey Club che lo hanno spogliato del suo ruolo con una brusca conclusione del rapporto, quando l’HKJC ha deciso di non concedergli nuovamente la licenza. Gli steward hanno ritenuto che non avesse preso “tutte le misure ragionevoli e consentite” durante una corsa in sella a Dances With Dragon a Sha Tin il 17 novembre di quell’anno.

“Voglio tornare indietro perché me ne sono andato come se fossi la persona peggiore del mondo”, dice il jockey italiano, ammettendo di aver avuto difficoltà ad accettare la decisione del Jockey Club ritenendo di non avere colpe particolari su quello che gli era stato imputato. “Per nove mesi non ho montato, non ho nemmeno pensato ai cavalli”, dice. “Sono diventato pesante, credo di essere arrivato a 72 chili ed era il tempo del Covid. Ero abbastanza depresso perché avevo dato tutto me stesso per fare bene a Hong Kong e sono stato tagliato fuori nel momento sbagliato: stavo andando bene, ero in forma. Avevo montato nove vincitori all’inizio di novembre, quindi stavo vincendo, ho vinto il Ladies ‘Purse G3, stavo andando bene”.

In seguito a quella decisione sofferta, è tornato a casa in Italia faticando a trovare qualche scintilla e la voglia di riprendere a fare il fantino. “È stata mia moglie, è stata lei a spingermi a tornare al lavoro”, dice. “La mia prima uscita in Italia è stata vincente in un piccolo tracciato di campagna, e da lì ho iniziato a tornare in Italia saltuariamente, ma non avevo nessuna intenzione di tornare a pedalare nel Golfo, volevo una vita facile con la famiglia, volevo godermi la vita familiare”. Ed aggiunge: “Ma poi mi hanno chiesto di venire qui in Qatar ed è stata la migliore stagione che ho avuto, ho battuto il record di premi in denaro per una stagione, sono stato campione dei fantini e ho vinto l’Amir’s Sword per la seconda volta.”

Sanna ha stabilito uno schema di lavoro: In Qatar durante l’inverno e in Europa durante i mesi primaverili ed estivi. L’anno scorso ha collaborato con l’allenatore tedesco Henk Grewe, ma è durato solo un paio di mesi: “Non mi è piaciuta la Germania, non ha funzionato per me”, dice, “e Grewe ha avuto una stagione deludente”.

Ha vinto le ultime due edizioni del G2 Premio Parioli, le 2.000 ghinee d’Italia, a bordo di Fayathaan nel 2021 per conto di Luigi Roveda, suo principale sostenitore in Europa. Da allora il proprietario ha spostato i suoi interessi in Francia e anche Sanna penserà in quella direzione.

Tornerà a Roma questa primavera – la sua famiglia resterà in Qatar – facendo base con l’allenatore Sebastiano Guerrieri e ad attenderlo ci sarà Blatant nel Parioli, poi monterà i cavalli di Roveda anche in Francia. Eppure Sanna è felice in Qatar e gran parte di ciò è dovuto alla felicità della sua famiglia. “Ho una bella vita qui, una bella casa e mi sto godendo la vita con la mia famiglia”, dice. “I bambini vanno a scuola qui e sono felici. Amo la qualità della vita, non voglio cedere a troppi compromessi”.

Resta da vedere se alla fine riuscirà o meno a realizzare il suo sogno di tornare di nuovo a Hong Kong e tale decisione spetta al Comitato per le licenze dell’HKJC. “Non so se sarà possibile”, dice. “Ma questa è la mia ambizione, tornare a Hong Kong e dire addio in modo positivo, non come l’ultima volta”.

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