Storie da San Rossore: una corsa che surriscalda il cuore

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A cura di Renzo Castelli

E’ un’ovvietà, tutte le corse scaldano il cuore: dei proprietari, dei trainer, dei fantini, di chi scommette. E spesso anche lo surriscaldano con sentimenti diversi, spesso contrastanti. Prendiamo il premio “Pisa”. E’ da qua che, storicamente, è sempre partito il principio di tutto, cioè di tutte le emozioni che l’annata andrà poi a produrre. Analizzandone l’Albo d’Oro possiamo così ritrovare – immaginare – la somma di emozioni che, nei decenni, si generarono il giorno della sua disputa: gioia irrefrenabile per un successo ma anche, per quello stesso esito, rancore sordo e bruciante. Con una differenza: i vincitori dimenticano presto, gli sconfitti talvolta mai. La delusione subìta ha molte gradazioni: dalla stizza alla disperazione impotente, al sordo rancore. Sono sentimenti che, osservando l’Albo d’Oro del premio “Pisa”, possiamo anche tentare di ricostruire. Prendiamo il nome forse più noto, Federico Regoli.

Il personaggio era molto invidiato a Barbaricina perché pupillo di Federico Tesio. Quando, diciottenne, esordì nel premio “Pisa“ del 1917 in sella alla femmina Giampietrina il paese era popolato da decine di altri fantini, tutti titolari di alterne fortune, con un seguito di tanti parenti e di tanti amici. Con quali occhi avranno guardato quel debutto? E come sarà stata accolto il successo che ne segui? Ammirazione, gelosia, invidia? Regoli fece il bis l’anno dopo con Burne Jones e poi il tris nel 1919 con Canova.

Nell’edizione del 1920 molti compaesani – c’è da scommetterlo – con un sentimento d’impotenza temettero il quadruplo, fortemente auspicando un inciampo. E inciampo ci fu: in sella a Le Fer il giovane Regoli venne battuto da Vodice in sella al quale era un invader inglese, residente da due anni a Barbaricina, che si chiamava Jimmy Patrick.

Siamo nel 1920 e il “paese dei cavalli” aveva già vissuto rivalità accese, cioè momenti di esaltazione per un successo accanto a rancori profondi direttamente proporzionali. Era accaduto mezzo secolo prima con l’arrivo e le troppe affermazioni di Thomas Rook che si era era scontrato, spesso drammaticamente, cioè con gravi incidenti anche in pista, con Ranieri Galletti e Settimo Banti, i due fantini di casa. Quella stessa rivalità, variamente graduata, vide protagonista anche tutta la straordinaria fauna di fantini e di trainer che popolò Barbaricina nel Novecento.

Negli anni ‘30, ad esempio, fu forte, nel mondo dei trainer, quella che divise i supporter di Polifemo Orsini da quelli di Federico Regoli – ancora lui! – dopo un repentino cambio di guida alla Razza del Soldo. E in epoca moderna? E ai giorni nostri? Qualcuno si illude che quei sentimenti di forte, insanabile rivalità, rabbia, gelosia possano scomparire sotto il sole ippico del terzo Millennio?