La primavera è per noi ippici la stagione delle speranze, infatti i neo tre anni intraprendono la strada che li porterà o meno a confermare quanto di buono mostrato nella prima loro annata in pista oppure gli stessi fanno la loro comparsa sul palcoscenico e, se abbastanza validi, intraprendono anch’essi il percorso di avvicinamento alle classiche. Un percorso che nei decenni passati è stato impostato in un certo modo e con un certo numero di prove, quelle che chiamiamo trial.
Assieme a voi oggi vorrei approfondire proprio questo argomento, cioè se sia ancora attuale questo calendario oppure se si debba rivoluzionarlo per cercare di avvicinarsi maggiormente alla situazione che viviamo oggi o ancora se basti aggiornarlo dove serve senza stravolgerlo. La discussione è più complessa di quanto sembri a prima vista e prende in esame vari aspetti, sia tecnici sia di contesto.
Il galoppo, premessa obbligatoria, si basa tradizionalmente sulla ripetizione anno per anno di un determinato percorso. Questo perché la selezione si fonda sul comparare dati storici presi da contesti il più possibile omogenei anno dopo anno. Quindi, il mantenere nel tempo una uniformità è requisito fondamentale.
Questa necessità si scontra però con il mutare del tempo e delle stesse finalità del nostro sport. Esempio che spesso viene usato è quello che in passato la selezione si faceva dai 2400 metri a salire, con le famose Coppe da 3/4.000 metri che rivestivano una importanza rilevante per definire le gerarchie. Oggi sappiamo bene quanta fatica si faccia a salvaguardare, non dico le prove per stayer, quelle proprio le abbiamo abbandonate (gravissimo!), ma anche le stesse prove sulla distanza classica.
A mio parere personale questo è un errore, ma è innegabile che il mercato e non solo abbiano virato verso una impostazione molto differente e che prediliga distanze più brevi. Assieme a questi che sono aspetti tecnici, dobbiamo aggiungere quelli che prima ho definito come parametri legati al contesto attuale italiano.
In passato, diciamo almeno fino all’inizio degli anni duemila, in Italia esistevano quantomeno due percorsi paralleli perché convivevano, molto bene delineate, una forma romana e una milanese. Queste due, magari con l’aggiunta del percorso pisano che aveva il suo culmine nel Premio Pisa, erano percorsi solo in apparenza paralleli perché alla fine queste rette convergevano nelle classiche di primavera.
Oggi tutto questo non esiste più. Non possiamo più sostenere che ci siano due “scuole” differenti e soprattutto non abbiamo più un numero così elevato di soggetti che possa sostenere due distinti percorsi di avvicinamento alle classiche. Queste differenze impattano qualitativamente su un percorso che invece è rimasto abbastanza costante nel tempo. Prendiamo l’esempio delle prove di avvicinamento a Parioli e Regina Elena. Senza voler scavare troppo, possiamo riscontrarne almeno 10. A Roma quattro: Arconte e Ceprano a inizio marzo e poi alla fine dello stesso mese Daumier e Torricola, le prime condizionate e le seconde Super Condizionate; a Milano troviamo i tradizionali Gardone e Seregno, il primo Super Condizionata e la seconda Listed, entrambi collocati a fine marzo. A Pisa tornano a essere quattro: Rook, Andreina (entrambe condizionate) a inizio marzo e poi, tra fine marzo e inizio aprile, l’Allegria, condizionata, e soprattutto il Pisa, una Super Condizionata diciamo a sé stante, perché non ha più lo status di una Listed, ma è certamente molto più importante di un trial, una corsa che ha un appeal unico e come tale va difesa strenuamente, per capirci molto di più di quanto si è fatto fino a oggi.
Queste dieci corse, e ripeto senza voler contare le altre posizionate nel calendario, sono oggettivamente troppe per la nostra ippica attuale e soprattutto posizionate così ravvicinate tra loro non assolvono al loro ruolo e anzi non fanno altro che disperdere la qualità che possiamo proporre, questo perché ogni scuderia, avendone la possibilità, cercherà di non incontrare i rivali più accreditati prima della grande giornata delle Ghinee Italiane.
Capisco la necessità degli ippodromi di creare l’evento e capisco anche la difficoltà per i programmatori di posizionare nel calendario questi trial quando le corse faro sono a fine aprile o massimo al primo di maggio, però il problema rimane e dobbiamo affrontarlo.
Come fare? O si spostano verso metà maggio Parioli e R. Elena (aiuterebbe, ma da solo non risolverebbe il problema) oppure si trova una soluzione sacrificando almeno un paio di trial per cercare di mantenere elevata la dotazione e conseguentemente anche la qualità.
Se seguiamo questa seconda impostazione una possibile strada contemplerebbe l’anticipare Daumier e Torricola di almeno due settimane, togliendoli la qualifica di Super Condizionate, sacrificando così Arconte e Ceprano che dovrebbero trovare nel calendario nuova collocazione e finalità. La situazione migliorerebbe ulteriormente se anche il Pisa tornasse verso attorno alla seconda quindicina di marzo, così da mantenere il suo fascino e consentire lo spostamento dei due trial milanesi a inizio aprile, a tre settimane di distanza dalle nostre Ghinee e dare il giusto risalto all’unica Listed rimasta.
La scelta di sacrificare i due primi trial romani nasce anche dal fatto che Milano apre non prima di metà marzo, anzi più spesso dopo il 20 di marzo e quindi diventa impossibile programmare i suoi trial prima di tale data.
Ovviamente si può anche pensare a un percorso differente che dia maggiore centralità ai trial romani, ma la soluzione porrebbe a rischio l’unica corsa Listed ancora esistente, il già nominato Seregno, e dunque va ponderata con molta cura.
Quale che sia la strada prescelta, solo una cosa è certa, non possiamo continuare a seguire il sentiero odierno, quel non modificare nulla che oggi non è più percorribile dalla nostra ippica e che ci ha portato negli anni a una continua perdita di status delle nostre prove.
In definitiva oggi vi propongo di seguire la strada di un aggiornamento che segua sì la tradizione ma che non ne resti schiavo. Un percorso che mantenga i capisaldi e riesca, tramite la posizione nel calendario e la dotazione maggiorata, a incanalare interesse e selezione.
In buona sostanza una serie di trial più aderenti al contesto odierno, solo così potremo difendere e sviluppare il nostro settore.
Come sempre attendo le vostre osservazioni e nell’attesa vi mando un caro saluto dandovi appuntamento a Pisa domenica prossima per la corsa dal fascino senza tempo, il Premio Pisa che tutti noi amiamo in maniera in condizionata.
Antonio Viani, Presidente U.P.G