Ruspe a San Siro

Binocolo puntato
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L’immagine delle ruspe impegnate a San Siro trotto è, comunque, una sconfitta per l’ippica italiana. È il segno dei tempi, di un settore che è da anni in fase recessiva e che ha rinunciato ad alcuni fra i suoi impianti più importanti. San Siro era lì, parzialmente in rovina, ma c’era. Era lì in tutta la sua maestosità, in quel carico di ricordi che lo accompagnava. Era lì e la sua immagine era ancora nel cuore di tutti gli ippici che l’ammiravano, che provavano ancora quelle emozioni forti che per qualche decennio avevano vissuto in tribuna o nelle scuderie. Era San Siro, era il più bell’ippodromo d’Italia, uno dei più beli del mondo. Era il luogo in cui gli spettatori, più che da ogni altra parte, vivevano le corse a pochi metri dalla pista. Era il luogo dove sono andate in scena buona parte delle sfide che sono entrate nella storia del trotto italiano e di quello mondiale. Era un ippodromo che si viveva d’inverno e d’estate, di giorno e di notte, con una pista semplicemente fantastica e un contorno unico, quello delle scuderie storiche nelle quali dimoravano i grandi campioni, uomini e cavalli.

Sulla retta di fronte, da sinistra guardando dalla tribuna, la suite era Casoli, Gubellini e Baroncini. Sulla curva di destra c’era quella dei Guzzinati e poi Canzi e ancora le altre, fino ad arrivare a quella di Fontanesi e, al centro del tondino, quella di Brighenti. Era un tempio del trotto, che al mattino viveva dei lavori dei cavalli e al pomeriggio delle corse, con le “code” alla mensa, dove l’impianto aveva anche una funzione sociale, di ritrovo fra artieri e guidatori che si fermavano a parlare e a mandare in scena mitiche partite di carte. Era San Siro, gente. Era il centro del mondo del trotto. È stato abbandonato perché troppo costoso, perché accendere le caldaie costava troppo. O forse solo perché quella dell’ppodromo era un’area strategica in quel progetto del comprensorio del nuovo stadio che stenta a decollare. È stato venduto per una speculazione immobiliare, sostituito da qualche anno dalla Maura, un luogo che non è neppure paragonabile a San Siro, una soluzione che non ha accontentato nessuno e allontanato ancor più il pubblico dal trotto milanese.

 L’ultimo colpo su San Siro sta arrivando, a breve probabilmente anche la Maura scomparirà e con essa un altro pezzo di storia dell’ippica a Milano, non per l’ippodromo del trotto ma per la pista di allenamento del galoppo, altra vittima sacrificale dei tempi. San Siro trotto a breve non ci sarà più. Il progetto prevede il trasferimento del trotto all’interno del galoppo con tanto di campo di equitazione al centro di tutto. Un’altra rivoluzione culturale, un altro taglio, anche se nessuno lo vuole ammettere. Probabilmente non si poteva fare altrimenti. Certamente le ragioni economiche sono dominanti. Ma, da appassionati, da operatori, da gente che ha vissuto per quasi sessant’anni “dentro” la grande ippica milanese e soprattutto nel trotto, lasciateci esprimere tutto il dolore per qualcosa che abbiamo amato e che viene spazzato via per fare posto a case, centri commerciali o quant’altro. E nessuno ci convincerà che tutto ciò è fatto “per il bene dell’ippica”. Torino galoppo, Roma trotto, Firenze trotto, San Siro trotto, Grosseto, Livorno (per fortuna in riapertura), e poi ancora Ravenna, Siena, Capalbio sono stati chiusi e lasciateceli rimpiangere almeno per un giorno. Quello dell’addio alla tribuna di San Siro trotto.