Ragazze vincenti

Binocolo puntato
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Sabato 27 avevamo riservato a Rachael Blackmore, reduce dai trionfi di Cheltenham, la copertina di Equos. Il titolo era Ragazze vincenti e la cover story era dedicata a lei e a tutte le donne che stanno conquistando successi nell’ippica. A due settimane di distanza Rachael ha scritto ancora una volta il suo nome nella storia, vincendo in sella a Minella Times il Grand National. E stavolta il suo viso sorridente ha fatto addirittura il giro del mondo e la sua impresa è diventata virale, ripresa da giornali, televisioni e siti di ogni continente. Regalando all’ippica uno spot fenomenale in termini di immagine. Probabilmente non era stato difficile cogliere lo spunto per dedicare una storia alle donne che lottano e vincono nell’ippica, ma siamo convinti che proporre temi di approfondimento diversi dalle semplici analisi delle corse sia uno dei compiti di chi fa informazione. E non si tratta di voler essere a tutti i costi politically correct, ma solo di cercare di ricordare un po’ a tutti, Istituzioni comprese, che l’ippica è qualcosa di diverso da quello che può apparire nell’immaginario collettivo, soprattutto qui in Italia. Crediamo fermamente che per crescere sia importante, anzi fondamentale, uscire dal guscio, e via quella autoreferenzialità che fa puntare troppo spesso la rotta verso il mantenimento di uno statu quo che non porta da nessuna parte. Neppure in un porto sicuro, perché la continua perdita di popolarità e di interesse nei confronti del mondo esterno ha provocato nel corso degli anni un’emorragia di pubblico (e quindi di risorse per il settore) che ha provocato gravi ripercussioni sul funzionamento del settore stesso. Rachael e tutte le donne vincenti sono splendide testimonial, così come lo sono gli italians che vincono in tutto il mondo, così come lo sono il fascino e la spettacolarità non solo delle corse, ma anche di tutto quanto accade nella filiera, dalla nascita del puledro sino alle sfide in pista. Fatti e storie che troppo spesso vengono dimenticati e messi in un angolo, limitandosi alla stretta quotidianità e a omologare le corse solo con le scommesse, trasformate nel fine anziché nel mezzo per sostenere il comparto.