Bene, bravo Michelotto più

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È stato il protagonista della settimana con due vittorie, una a Milano e una a Padova, dalle parti di casa. Pier Giovanni Michelotto, classe 1959, ma per un pelo visto che è nato il 29 dicembre, è ancora uno di quelli che si diverte in sulky e di tanto in tanto gradisce sfoderare il colpo di classe. Con Today Winner Font ha conquistato l’accesso alla finale del Trofeo delle Regioni, quella manifestazione che grazie alla vittoria ottenuta con Madyson de Gloria nell’edizione del 2012 (disputata nel marzo 2013 per gli scioperi di allora) rimane il suo alloro più prestigioso. “Pensa che col cavallo qualche mese prima eravamo anche andati a correre a Vincennes senza troppa fortuna, ma poi inanellò una serie di buoni risultati e me lo chiesero ripetutamente, ma mi rifiutai di venderlo, proprio perché volevo correre questa manifestazione: una grande soddisfazione. Speriamo ora con questa qualificazione di poterci riprovare. Abbiamo cominciato dalle cose belle, ma sicuramente ci sono state anche le delusioni… “Ci mancherebbe, come quella volta nel Campionato Italiano del 2010 a Bologna. Ero in finale, avevo già vinto la prima prova e avevo grandi chance di vincere anche la seconda e mettere così un’ipoteca sul titolo, ma nell’ultima parte della gara Enrico Colombino, mi strinse un po’, allora presi in mano per passare all’esterno che non avrei avuto problemi, ma appena lo spostai il cavallo rimase li e non ci fu nulla da fare… Persi il campionato che fu vinto da Massimo De Luca».

Facciamo un passo indietro. Passione ippica di vecchia data condivisa con tuo fratello Roberto… «È vero, ho iniziato nel 1994, tra l’altro un pochino dopo Roberto che ha preso la licenza prima di me, ma solo per qualche problema di ordine burocratico. Già allora infatti andavamo ad attaccare i cavalli a Frastanelle, dove c’erano Claudio Nardo e Massimo Trevellin. Vero è che la mia famiglia è stata da sempre proprietaria di cavalli. I miei nonni hanno partecipato alle primissime corse al trotto che si sono disputate in Italia, a Prato della Valle a Padova. Loro avevano otto figli e a parte mia madre tutti gli altri avevano questo hobby e quando c’erano le corse chi faceva i finimenti, chi si occupava d’altro, ma tutti li a dare una mano. Poi mio padre volle comprare una cavalla “normale” e da li è partita la scuderia. Abbiamo avuto all’inizio soggetti modesti, le risorse non erano tante. Poi però nel corso degli anni abbiamo investito di più e abbiamo avuto cavalli anche buoni come Assisi Ok o come la sfortunata Damia Dei, che ha rischiato di farci smettere”.