In attesa di evoluzioni

Binocolo puntato
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Ieri pomeriggio si è svolto a Roma l’atteso incontro con il Sottosegretario Francesco Battistoni, che ha tracciato quadro della situazione del settore evidenziando alcuni aspetti che sono in fase di definizione. Un incontro che si è svolto a Capannelle, nel teatro romano dell’ippica, aperto a tutti. E che ha raccolto una decisamente buona affluenza di pubblico, con presenti molti fra i rappresentanti di Categoria ma anche ippodromi e “semplici” operatori, interessati ad ascoltare e a capire cosa potrebbe riservare loro l’anno che verrà. Le certezze al momento non sono tantissime e proprio per questo, probabilmente, Battistoni ha voluto fare chiarezza, visto che l’unico provvedimento adottato in questo periodo è stato la pubblicazione delle Circolari di programmazione per il trotto e il galoppo, ma senza calendari e, soprattutto, dotazioni e che sul tavolo c’era anche il problema degli ippodromi, che nelle scorse settimane avevano annunciato di non aprire i battenti dal 1° se le risorse tagliate del 15% non fossero state ripristinate.

Ci sono diversi fatti da analizzare e, possibilmente, risolvere per affrontare il nuovo anno con una prospettiva diversa. Fatti che derivano anche da un certo distacco verso la riuscita delle corse e la raccolta delle scommesse da parte degli operatori, che sembrano più interessati alle dinamiche interne che non alla necessità di proporre un prodotto appetibile per il pubblico. Un esempio piuttosto chiaro è contenuto nella Circolare di Programmazione del galoppo in un piccolo capoverso nel quale si cita l’articolo 111 del Regolamento, stabilendo che I cavalli importati in via temporanea non possono prendere parte a corse del tipo a vendere, a reclamare, handicap di minima (piano) o handicap ascendente (ostacoli) ed a tutte le corse con allocazione complessiva inferiore a E 4.400 se in piano e inferiore a E. 11.000 se in ostacoli. Se per il piano questa limitazione riguarda in pratica solo una fascia limitata di corse, per gli ostacoli significa tagliare fuori da una parte di corse tutti i cavalli allenati all’estero, compresi quindi quelli che portano la giubba di Aichner in training da Vana ed eventualmente quelli di Troger allenati da Satalia in Francia.

Sempre che non vi sia un (non auspicabile) calo del montepremi che farebbe ricadere nella fascia under 11mila un’altra parte di corse. L’obiettivo è evidentemente quello di rendere più difficile la delocalizzazione dei cavalli in training, ma si scontra con le esigenze di far riuscire le corse nel modo migliore, quindi con più partenti e un maggior livello di competitività, ingredienti che sono alla base dell’appeal verso il pubblico, quindi anche per gli scommettitori. È un piccolo esempio, magari marginale, ma un po’ tutto il quadro sembra improntato più a un percorso ancora una volta autoreferenziale che non al possibile sviluppo del sistema. Ci sono nodi che sembrano impossibili da sciogliere, come quello (per il galoppo) della pubblicazione dei rating ufficiali che consentirebbe poi, oltre ad aumentare la trasparenza, anche di cominciare a pensare di allestire gli handicap per fasce. E ci sono nodi, per il trotto, che continuano a scatenare un confronto fra le varie anime del settore, primo fra tutti quello della preponderanza dei giovani (e giovanissimi) nella distribuzione delle risorse a disposizione. Ci sono ragioni oggettive per questa scelta. Prima fra tutte quella di dare la possibilità di un ritorno più veloce degli investimenti alle scuderie, che di conseguenza sarebbero maggiormente propense ad acquistare yearling alle aste, alimentando quel volano che ha prodotto risultati importanti lanciando sempre più verso il vertice assoluto il nostro allevamento.

Ma ci sono da considerare anche i risvolti negativi di questa politica che ricorda quella americana, ovvero l’azzeramento del mercato di ricambio, quello degli anziani, e un sempre più marcato ricorso all’usa e getta, quindi a uno sfruttamento sempre più precoce dei cavalli. Inoltre si continua a sorvolare sulle preferenze del pubblico (e degli scommettitori) che vanno in senso diametralmente opposto. E non è certo un caso se nei Paesi dove il trotto è più popolare (Francia e Svezia in primis), l’attività sia decisamente spostata verso i soggetti anziani, quelli che diventano beniamini della gente e che si scontrano nelle grandi corse europee