Racing Post, l’inchiesta del 2023: “Un anno per salvare le corse”. Spunti per l’Italia

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Prosegue l’interessante inchiesta del Racing Post che ha come titolo principale 2023, un anno per salvare le corse. L’analisi condotta dai giornalisti della testata inglese sta toccando di versi argomenti e ci permette di scoprire aspetti e numeri che sono importanti da conoscere, sia per capire cosa stia succedendo in quello che da molti è considerato, evidentemente sbagliando, il paradiso delle corse, sia per proiettare sul nostro sistema eventuali idee e provvedimenti che potrebbero essere d’aiuto anche per l’ippica italiana. 

Nell’articolo pubblicato il 4 gennaio, a firma di Jonathan Harding, sono illustrati diversi aspetti economici del sistema, primo fra tutti quello espresso nel grafico che vi proponiamo, dal quale si evincono quali siano le fonti di finanziamento del sistema ippico in UK. La più importante è la spesa sostenuta dal proprietari, che immettono nel sistema 621 milioni di sterline fra acquisti mantenimento e iscrizioni. Una cifra enorme che rappresenta il 40,3% del fatturato complessivo di 1,541 miliardi di sterline. Al secondo posto c’è quella degli allevatori, pari a 337 milioni, ovvero il 21,87% del totale, ottenuta anche in questo caso sommando tutte le voci passive a carico dei breeders. 

Questi capitoli di spesa possono essere considerati interni e possono essere coperti con gli incassi dei premi e delle vendite, ma è evidente che molti fra quelli che possiedono cavalli, o anche fra gli allevatori, alla fine dell’anno si trovano con un saldo negativo, che trova una giustificazione nella passione e nell’accesso a quello che comunque è una sorta di club esclusivo che permette di divertirsi e anche di creare relazioni interessanti.

Il flusso di denaro che arriva dall’esterno è rappresentato dalle altre quattro voci citate nel grafico del Racing Post, ovvero i proventi che arrivano dall’industria delle scommesse (i cosiddetti levy-media rights), quelli della spesa da parte del pubblico, delle sponsorizzazioni e dei diritti televisivi. In totale si tratta di 583 milioni di sterline, con due voci assolutamente preponderanti, ovvero quella del fee pagato dai bookmaker per le scommesse (262 milioni) che è molto simile a quanto entra dal pubblico (257); gli sponsor pesano per 56 milioni, ovvero il 3,63% del totale, mentre i diritti tv sono solo di 8 milioni, pari allo 0,52%.

E se pensate che queste ultime quattro voci siano altissime, dovete considerare come il volume di scommesse, fra on course e off course sia stimabile intorno ai 4 milioni di sterline, poco meno di dieci volte quello italiano, che la pre senza di pubblico negli ippodromi è infinitamente superiore e che i dati di audience televisiva sono quelli che da noi avrebbe una partita di calcio, magari non Milan-Juve, ma parliamo di dati complessivi medi vicini al milione di spettatori… Con questo tipo di schema è facile capire come la crisi economica possa colpire le voci che riguardano proprietari e allevatori, e la pre senza di pubblico negli ippodromi ma soprattutto che la preoccupazione per il calo del le scommesse, dovuto, secondo l’analisi, anche ai controlli in atto sul gioco che hanno abbassato del 20% l’importo medio della singola giocata. Secondo i dati di Arena Racing Company, ci sarebbe stato un calo complessivo stimabile in 40 milioni di sterline che andrebbe a colpire direttamente il bilancio dell’ippica. E questo fa oggettivamente paura.