Settore assistito…ma anche gestito

Binocolo puntato
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L’ippica è un settore assistito dallo Stato. Il refrain gira ormai da anni, almeno da quando il bilancio fra entrate (dalle scommesse) e uscite (premi e quant’altro) ha cominciato a proporre un saldo negativo. Ma il percorso durato oltre vent’anni che oggi ha portato al fatto che i ricavi dello Stato siano meno della metà di quanto viene erogato attraverso la Legge di Bilancio ha una storia precisa, che non si può certo dimenticare e che parte alla fine del secolo scorso e che si è snodata anno dopo anno fino ai giorni nostri. Prima di iniziare a ripercorrere le tappe di questo viaggio, servono due premesse. La prima è che in Italia i comparti assistiti sotto varie forme rappresentano la quasi totalità delle attività, soprattutto nel settore agricolo. La seconda è che per valutare il risultato operativo si è sempre e solo guardato ai ricavi dalle scommesse, non considerando tutti gli altri.

Pochi, o quasi nessuno, hanno considerato infatti che lo Stato alla voce ricavi in realtà non dovrebbe prevedere solo quelli che derivano dalle scommesse, ma anche quelli dovuti a tasse (dirette e indirette) e contributi. E magari anche gli affitti che le Società di corse versano ai Comuni e tutti gli altri oneri che comunque sono versati dalle scuderie e/o dai professionisti. Senza considerare poi l’aspetto sociale e culturale del settore, la valenza storica e quella green, la creazione di posti di lavoro e tanto altro ancora… Ammettendo che tutto ciò non arrivi neppure lontanamente a pareggiare i conti, va però sottolineato come sia lo stesso Stato a occuparsi della gestione del settore. Prima indirettamente attraverso l’Unire e l’Assi, ora direttamente attraverso il Ministero. E che di conseguenza qualsiasi scelta strategica riguardo all’ippica è stata operata da uomini dello Stato, politici o burocrati, con un sempre minor contributo da parte degli uomini dell’ippica.

L’Unire era vigilata dal Ministero dell’Agricoltura, ma verso la fine degli Anni ’90 la vigilanza si è trasformata in un sempre maggior peso delle nomine politiche rispetto a quelle ippiche. La legge di riforma del settore, pur in presenza ancora dell’Ente ippico, ha spostato ancora di più il baricentro gestionale, affidando in toto la gestione delle scommesse (fonte principale di sostentamento del settore) al Ministero delle Finanze, che le ha inglobate con tutti gli altri giochi sotto la guida dei Monopoli di Stato, togliendo di fatto all’ippica un qualsiasi controllo sulla sua rete di vendita che intanto veniva occupata dalle altre scommesse e dagli altri giochi che hanno in pratica messo in un angolo l’ippica, sfruttandone l’infrastruttura commerciale a costo zero. Il percorso è ricco di fatti che vanno ricordati, come quello dei minimi garantiti, oppure del pagamento da parte delle Agenzie del corrispettivo per le immagini Tv, ma anche di scelte strategiche rivelatesi del tutto fallimentari sul mercato.