Storie da San Rossore: Verbeno, testimone dimenticato

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A cura di Renzo Castelli

Il convegno festivo a San Rossore dedica una corsa a Verbeno, testimone dimenticato. Siamo nel 1929, un anno destinato a passare alla storia per motivi diversi. Il primo fu il “big crash”, il crollo della Borsa di New York i cui effetti rimbalzarono nei cinque continenti portando crisi e povertà per molti anni. Ma il 1929 ha un altro record negativo: l’anno più freddo vissuto in Europa a memoria d’uomo.

L’ondata di gelo aveva cominciato a manifestarsi in tutto il continente già alla fine del 1928 ma il crollo del termometro avvenne con il mese di gennaio del nuovo anno. E il gelo non mollò la presa. In febbraio la temperatura si addolcì appena e iniziò a nevicare. Se a Pisa i precedenti fenomeni nevosi si erano sempre risolti in 48 ore, quella volta la neve cadde ininterrottamente per sette giorni.

Accadde anche una cosa che è rimasta nella storia della città: gelò il letto dell’Arno – l’acqua, non ancora inquinata, favorì il fenomeno – e sull’insolita piattaforma furono in molti a pattinare. In prossimità del ponte della Fortezza fu eretta una tenda rossa a imitazione dell’ormai famosa “Tenda rossa” che, nel mese di maggio dell’anno precedente, era diventata celebre per aver protetto, sul pack dell’Artico, i superstiti del dirigibile “Italia” dopo la sua caduta. La nevicata del ‘29 fu un evento che non poteva essere dimenticato e quando il regista Federico Fellini, che all’epoca aveva 9 anni, nel 1973 realizzerà il suo capolavoro ”Amarcord” non potrà non dedicargli uno dei momenti più suggestivi del film.

A Pisa nevicò dunque dal 9 al 16 febbraio senza interruzioni e anche l’attività dei cavalli a Barbaricina subì inevitabili rallentamenti: i cavalli restarono nei box, gli uomini nei bar. Vennero sospese le corse programmate per le domeniche 10 e 17 e si tornò all’ippodromo di San Rossore soltanto per il premio “Pisa” in calendario il giorno 24. La neve era sciolta soltanto in parte ma ormai, bagnata, si ritenne che la pista fosse agibile. I partenti erano soltanto tre. Vinse Cervo della scuderia Gualino, montato da Digby Blackburn, battendo Drento.

Sulla curva finale il terzo concorrente, Verbeno, si era discosto vistosamente dagli altri, restando fuori corsa. Concluse il percorso al piccolo trotto e il fantino Jimmy Sumter, che si era accorto che il cavallo stava facendo emorragia, cosa non rara nel mondo del galoppo, lo aveva rallentato e scese di sella poco dopo aver tagliato il traguardo finendo così fuori dell’ordine di arrivo.

L’episodio impressionò molto il pubblico perché una lunga striscia di sangue sulla neve residua aveva segnato larga parte della dirittura d’arrivo. A suo modo Verbeno, sauro della razza Jar, è entrato così nella storia dell’ippodromo anche se ormai nessuno più lo ricorda.